I resti devastati presso l'omonimo promontorio appartengono a un grandioso edificio che è tradizionalmente riconosciuto coma la villa di Servilio Vatia, notabile romano della prima età imperiale, descritta nelle fonti letterarie (Seneca); le proprietà della residenza erano attraversate da un canale, sfruttato per la piscicoltura, che collegava il lago di Fusaro al mare.