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Trieste

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Trieste (TS)
Introversa fino a sembrare antipatica, e d'inverno ghiacciata dalla bora - un vento che spara raffiche fino a 150 chilometri orari, rendendo provvidenziali i corrimano sulle vie scalinate del colle S.Giusto-, Trieste sa anche disarmare con un sorriso inatteso, rivelandosi a colori in uno squarcio vivido o stendendosi in lunghe giornate di una serenità marina quasi metafisica.
Città di transizione - geografica, storica, di cultura e di commercio - di sintesi felici e di sovrapposizioni: dalle rigorose architetture asburgiche del Borgo Teresiano ai vicoli aggrappati sul colle S.Giusto, che culminano nell’ampia piazza della cattedrale omonima, dal mare al Carso che la abbracciano entrambi, dalle molte lingue che si parlano alle culture che qui sono nate o si sono incrociate nei secoli.
Tergeste (dal venetico terg, mercato) fu fondata duemila anni fa come colonia romana e si espanse rapidamente dal vertice del colle fino al litorale. Nei secoli fu dominata da bizantini, carolingi, vescovi locali e, dal 1382, dagli Asburgo. Il momento decisivo nella sua storia fu però la concessione del privilegio di porto franco (1719) e il successivo governo dell’amatissima e illuminata imperatrice Maria Teresa. A Trieste cominciarono ad arrivare, da tutta Europa, investitori finanziari, mercanti, negozianti, artigiani e operai. Quello che era un piccolo borgo della costiera adriatica si trasformò in importante emporio e crocevia di commerci, imprese e umanità.
Gli Asburgo agevolarono in ogni modo l’integrazione delle comunità straniere nel tessuto sociale locale, concedendo privilegi sconosciuti al resto dell’Impero: ebrei, greci, serbi, armeni, protestanti si stabilirono in città professando la loro fede e costruendo edifici di culto, mantenendo i loro costumi e parlando la propria lingua. L’Ottocento fu il secolo d’oro dell’imprenditoria commerciale triestina e la città cambiò volto, anche grazie alle splendide dimore fatte costruire dalle ricche famiglie di imprenditori (su tutti, i palazzi Cariciotti, Gopcevich, Morpurgo, Necker, Revoltella) e che ancora oggi impreziosiscono il tessuto urbano.
La crisi dell’impero asburgico tra il XIX e il XX secolo investì Trieste con la crescita delle spinte nazionalistiche da parte della maggioranza italiana, tendenza che il Fascismo contribuì a fomentare. Durante la seconda guerra mondiale la città visse anni drammatici, dall’occupazione dei partigiani titini (maggio-giugno 1945) alla proclamazione del Territorio libero di Trieste, amministrato a livello internazionale e tornato italiano soltanto sette anni piu tardi, in un dopoguerra difficile su ogni fronte. Di tutti questi eventi fu teatro la splendida Piazza Unità d’Italia, o piazza Unità come la chiamano qui: una magnifica quinta teatrale e architettonica che si protende direttamente nel mare ed è l’inconfodibile simbolo, e cuore, di Trieste.
Tra il XX e il XXI secolo, il progetto triestino punta decisamente al terziario della ricerca, della formazione e della mediazione commerciale e finanziaria per ritrovare quell’antica funzione di raccordo fra cultura e mercati che, per un lungo periodo svanita, potrebbe ora riconfigurarsi come centrale.