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Mazara del Vallo

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Mazara del Vallo (TP)
La cittadina è l'erede di una colonia commerciale fenicia e del successivo emporio dipendente da Selinunte. Il suo fiorire non cessò neppure con la dominazione romana, quando cominciò a formarsi una popolazione eterogenea che rimase una costante di questa città, aperta agli scambi e alle convivenze più diverse. Uno dei periodi più felici della sua storia corrisponde a quello della dominazione degli arabi. Con l'avvento dei normanni la città fu eretta a vescovato e fortificata: il castello, del quale oggi rimane soltanto il rudere del portale d'ingresso, costituì il baluardo difensivo delle mura che circondavano in forma quadrilatera tutta la città e su ogni lato delle quali si apriva una porta. Alla loro dominazione risalgono anche la Cattedrale, la chiesa di S. Nicolò Regale e la chiesetta di S. Maria delle Giummare (o Madonna dell'Alto). In tempi più recenti, le attività collegate all'agricoltura e alla pesca hanno fatto 'esplodere' l'abitato, ma hanno risparmiato l'antico centro, dove il dedalo delle viuzze ricorda le città al di là del canale di Sicilia. La posizione geografica vicina all'Africa ne fa un'ideale testa di ponte verso tale continente, nonché una delle realtà urbane più vive dell'intera Sicilia. Su piazza della Repubblica, spazio barocco nel centro della città, prospetta la Cattedrale, fondata nel 1093 e riedificata nel 1690-94. La facciata, completata nel 1906 e fiancheggiata da un poderoso campanile barocco, ha sul portale un rilievo con il conte Ruggero a cavallo che calpesta un saraceno (1534). L'interno, a tre navate su colonne monolitiche, è riccamente decorato. Nella navata destra, un portale marmoreo di Bartolomeo Berrettaro (1525) dà accesso all'aula capitolare, nel cui vestibolo sono due sarcofagi romani. Nel transetto destro, Madonna col Bambino di scuola gaginesca; nell'abside, tra stucchi dei Ferraro, grandioso gruppo della Trasfigurazione di Antonino Gagini (1537), sotto il quale è un pregevole frontale marmoreo rinascimentale. All'altare del transetto sinistro, ciborio di Antonello Gagini; nello stesso transetto, in una cappella, è custodita una Croce su tavola duecentesca. Lungo la navata destra, lasciato a vista, lo scavo di un tratto delle fondazioni normanne. A pochi passi dal lungomare Mazzini si stende il giardino pubblico Jolanda, sull'area del distrutto castello normanno, di cui rimane un arco dell’antico portale. In piazza Plebiscito si notano le cupole arabeggianti delle due ex chiese cinquecentesche del Carmine e di S. Egidio; quest'ultima ospita il Museo del Satiro. L'esposizione è interamente dedicata al Satiro danzante, straordinario esempio di statua bronzea greca databile tra il IV e il I secolo a.C. Alta 2,5 metri e dal peso di 96 kg, la statua rappresenta un satiro appartenente al corteo orgiastico che accompagnava Dioniso e fu rinvenuta da un peschereccio di Mazara (nell'anno 1998) tra Pantelleria e l'Africa. Attualmente è esposto insieme ad altri reperti (tra cui un frammento bronzeo di zampa di elefante, di epoca punico-ellenistica) provenienti dalle acque del canale di Sicilia. Sulla stessa piazza prospetta la facciata barocca della chiesa di S. Ignazio, del primo '700, con annesso collegio dei Gesuiti (1675-1686) dal ricco portale barocco. Risalendo l'importante porto-canale, si raggiunge la piccola chiesa di S. Nicolò Regale, edificio normanno del 1124, a pianta quadrata con tre absidi. Per via Bagno, strada principale della città islamica e asse del quartiere mercantile medievale, quindi per via dei Goti, nel cuore dell'area residenziale popolare ancora fortemente connotata dai caratteri urbanistici arabi, si perviene alla chiesa di S. Michele, annessa al convento benedettino.