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Erice

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Erice (TP)
La cittadina si adagia, raccolta, sulla sommità di un rilievo isolato all'estremità occidentale della Sicilia: il monte San Giuliano, che fu a lungo l'unico punto di riferimento visivo per i naviganti a ridosso delle vicine isole Egadi, e dalla cui cima, nelle giornate particolarmente limpide, è possibile scorgere la sommità del cono maestoso dell'Etna all'altro capo dell'isola. Le origini di questo centro storico e città d'arte di eccezionale interesse sono antichissime: città sacra agli elimi (la si vuole fondata dal mitico Èrice, figlio di Venere e di Bute, che divenne re di questa antica popolazione stanziatasi fino alla vicina Segesta), fu sede nell'antichità di un celebre tempio dedicato alla dea della fecondità, della bellezza e dell'amore, identificata dai fenici con Astarte, poi commista alla greca Afrodite, e dai romani detta Venere Ericina, protettrice dei naviganti e venerata da tutte le popolazioni del Mediterraneo. Roccaforte punica fino al 260 a.C., la città perse d'importanza in epoca romana per rinascere dapprima con gli arabi e poi, nel XII secolo, con i normanni. Eccezionali a Erice sono l’impianto urbanistico a forma di triangolo e l’immagine di borgo medievale intatto, con ripide strade acciottolate piazzette, angusti passaggi e silenziosi patii verdi d’accesso alle case. Erice è una anche un vivace centro culturale. Nell’ex monastero di S. Rocco ha sede il Centro internazionale di cultura scientifica «Ettore Majorana», che organizza convegni e manifestazioni importanti, mentre d’estate si tengono la Settimana internazionale di Musica medievale e rinascimentale e, tra agosto e settembre, gli appuntamenti d’arte e cultura del premio «Venere d’Argento». Nei pressi di porta Trapani è la Chiesa Matrice, eretta due anni dopo il massiccio campanile (1312) voluto, forse, da Federico d’Aragona. Notevoli la chiesa di S. Martino, fondata da Ruggero il Normanno e di ristrutturazione sei-settecentesca, la rosata chiesa di S. Giuliano, rifatta nel '700 anche se di fondazione normanna, e la chiesa di S. Cataldo, già esistente nel '300 ma trasformata nel '600. Nei pressi di quest’ultima, in bella posizione, sorge la chiesa di S. Giovanni Battista, originaria del XII secolo ma ricostruita nel 1436 e nel 1631, che conserva un portale duecentesco e pregevoli sculture del XV-XVI secolo. L'ottocentesco giardino del Balio, oltre il quale si stendeva l'acropoli antica, racchiude il castello Pepoli, già sede del «baiulo» (governatore normanno) e nel 1873 sistemato a villa. Dal giardino si accede alla rupe isolata dell'acropoli, dove nel XII-XIII secolo fu eretto il cosiddetto castello di Venere, coronato da merli.