Meta oggi anche di pellegrinaggi presso l'imponente santuario della Madonna nera (1956-79), deve la propria importanza al ruolo svolto nella storia antica dell'isola. Fondata nel 396 a.C. da Dionisio I col nome di Tyndaris, era, similmente a Tauromenion (Taormina), Mylai (Milazzo) e Zancle (Messina), un punto chiave nei possedimenti del tiranno siracusano nella Sicilia orientale. Come Tauromenion, occupava una rupe, alta sul mare e da questo protetta, dalla quale si controllava agevolmente il tratto di mare compreso tra le isole Eolie e Messina. Come le altre città greche "riutilizzate", Tìndari subì, sotto il dominio romano, sensibili trasformazioni nell'assetto urbanistico e nella conformazione architettonica dei principali edifici pubblici. Nel I secolo d.C. parte della città precipitò in mare a causa di una frana e nel IX-X secolo l'abitato venne definitivamente distrutto dagli arabi. Gli scavi archeologici hanno messo in luce la pianta regolare di Tìndari, con l'ortogonale maglia di decumani e cardini che delimitano le isole edilizie. Delle mura fortilizie che circondavano il colle occupato dalla città, realizzate nel III secolo a.C. e modificate dai romani in corrispondenza del teatro in età tardo-imperiale, è visibile, a iniziare dal punto in cui la strada attraversa la cinta, il tratto meridionale con le sue torri e la porta principale.