Il capo d’Otranto segna il punto più orientale d’Italia, un luogo da sempre ponte naturale tra la penisola e i Balcani. È questa l’area meridionale del Salento, “tacco” d’Italia amministrato dalla provincia di Lecce. A dimostrazione del suo peso storico, il nome Terra d’Otranto ha per secoli designato l’area salentina e, più a ovest, il territorio di Matera. Oggi l’antica Hydruntum fondata dai greci è un polo artistico culturale che mantiene l’eredità lasciata da bizantini e normanni in epoca medievale. Nel centro storico si intrecciano le vie lastricate nel perimetro delle mura aragonesi. Fra i tesori architettonici spicca la Cattedrale romanica, custode secolare del mosaico meglio conservato della regione. Poco distante gli aragonesi non lesinarono sulla fortificazione del castello, con bastioni e torri circolari, soprattutto quando lo ricostruirono dopo il 1480, bruciati dall’esperienza di un disastroso assedio turco. Risalendo la valle dell’Idro, scavata da uno dei pochi fiumi salentini, numerose grotte segnano il paesaggio punteggiato da ulivi e alberi da frutto favoriti dalla fertilità del terreno. Gli anfratti si susseguono anche lungo la costa che prosegue, alta e rocciosa, fino al capo Santa Maria di Leuca, punta meridionale della Puglia. Dal lato opposto l’acqua è protagonista anche dei laghi di Alimini, a breve distanza dalla costa a nord di Otranto. I fitti canneti e la vegetazione rigogliosa che circondano i bacini d’acqua, tutelati da una riserva naturale, sono una rarità in Salento, dove le terre perlopiù aride sono il regno di ulivi e vini corposi.