Molti la conoscono per la Colonia di salute Arnaldi, caposaldo di quella cultura salutista che all’inizio del ’900 segnò la fortuna turistica del paese. Ignoto ai più è, invece, il passato longobardo dell’abitato, divenuto in seguito beneficio ecclesiastico della Chiesa ambrosiana. Nessuna sorpresa, perciò, che sia intitolata al patrono di Milano la romanica pievana di S. Ambrogio (secolo XI-XII): e i richiami alla tradizione costruttiva lombarda non mancano sia nella facciata che nell’interno, con le tre navate ripartite da colonne di ardesia. La fama di Uscio è anche legata alla produzione di orologi da torre e da campanile, fabbricati e venduti in tutto il mondo dalle dinastie dei Terrile e dei Trebino, nel cui vecchio stabilimento è ospitato il Museo dell’orologio da torre, che espone pezzi storici di valore inestimabile. Il colle Caprile, che collega l’abitato di Uscio all’alta valle Fontanabuona, era un frequentato percorso di transumanza.
Il verdissimo scenario della strada tra Uscio e Genova vede da un lato una successione di ripide vallette declinanti verso il mare mentre, sull’altro versante, è già Appennino, solcato al di là del monte Becco dalla valle del Lentro, tributario del Bisagno. La provinciale prosegue il proprio cammino costeggiando il monte Bastia, con lo spiazzo dei prati di Fascia che offre un ottimo punto d’osservazione sul complesso dei forti orientali. Il monte Fasce, che fa parte del Parco urbano di Monte Fasce e Monte Moro, è riconoscibile per la selva di ripetitori televisivi posta in prossimità della vetta, presenza ricorrente in molte vedute di Genova. Dalla provinciale 67 è possibile raggiungere, su strada sterrata, l’altura dei Prati di Fascia, tradizionale meta fuori porta dei genovesi e punto panoramico sulla città. Genova può essere ammirata in tutto il suo sviluppo, con la vista che spazia fino alle vette delle Alpi Marittime, dai punti panoramici che sono stati ricavati lungo la discesa verso il borgo di Apparizione, ormai compreso nell’agglomerato urbano.