Il cuore della Sicilia si mostra come una distesa di colline ricoperte da campi di grano. La città sorge a 931 metri d’altitudine e offre tradizioni gastronomiche montane e pastorali: dalla ‘pasta ‘ncasciata’ alle costolette alla siciliana d’agnello o di castrato, dalle frittate con verdure alle focacce rustiche farcite con pancetta e pomodoro. Il grano è protagonista in diverse preparazioni: dalla pagnotta del Dittàino Dop alle paste casalinghe come i ‘maccaruna’ (tradizionalmente al ragù). Ma anche i formaggi riempiono le tavole ennesi con il pecorino ‘piacintinu’ (da latte ovino intero) aromatizzato con zafferano e pepe nero in grani. Tra i dolci figurano semplici impasti con aggiunta di vin cotto, fichi secchi, miele, sesamo, anice e cannella. Nei dintorni si fanno tappe golose a Calascibetta, con la ‘frascatula’ (minestra di farina di ceci e finocchietti) e la mostarda di fichi d’India, a Leonforte, con le pesche autunnali Igp, fave e buone carni, e a Nissorìa, con i fichi secchi e i ‘vaccareddi’ (lumacone in brodo). Vale una sosta anche Nicosìa, per il ‘tumazzu di vacca’ (canestrato), i formaggi ovini (‘piacentinu’ Dop), le carni d’agnello e gli insaccati suini (come il budello origanato che si mangia in primavera con le fave). Nelle vicinanze s’incontra Troìna, rinomata per la ‘vastedda cu sammucu’ (schiacciata rustica con salame, tuma fresca e fiori di sambuco).