In posizione dominante sulla selvaggia gola del torrente Trionto, sul versante ionico della Sila Greca, è paese di origine antica, che trarrebbe nome da un toponimo di formulazione bizantina, tradotto in Longoborgum, paese lontano, con probabile riferimento alla sua impervia realtà. L'edificio più notevole è la barocca chiesa dell'Assunta, nella quale predicò l'abate Gioacchino da Fiore, beato, ricordato da Dante nella Divina Commedia; al suo interno, è una venerata icona lignea, scolpita e policroma, Madonna col Bambino, attribuita ad artista del Quattro-Cinquecento. Il paese fu visitato nel 1911 da un illustre viaggiatore, lo scrittore anglo-americano Norman Douglas, che ricorda il breve soggiorno nel suo romanzo «Old Calabria»: “Longobucco mi apparve come una di quelle città di sogno delle Mille e una Notte, evocate per magia nell'immensità del deserto”. Del luogo è celebre, e ancora d'attualità, l'artigianato tessile e del ricamo, particolare per tecnica di lavorazione e figure che talora denotano ascendenti bizantini.