Etna (Monte)
localita
Etna (Monte) (CT)
La gialla ginestra fiorisce a primavera sullo sfondo nero della lava, sulla cima nevica sei mesi l'anno, ai piedi la risacca marina sussurra mitici idilli. La montagna più alta della Sicilia e anche dell'Italia peninsulare si alza immensa (km 165 di perimetro, superficie km² 1337, oltre un ventesimo dell'intera Sicilia) dalla costa jonica, tra Taormina e Catania.
Il più grande dei vulcani europei, fra i maggiori attivi del pianeta, ha il cono che appare troncato a quota 2900 da un vasto ripiano, antico cratere ellittico, dal quale si leva isolato il cono terminale. Il pendio è interrotto da un paio di centinaia di crateri `avventizi': da uno, m 2400 più in basso del cratere centrale, la colata di lava raggiunse nel marzo 1669 Catania, spostando la linea di costa di qualche centinaio di metri. Tuttavia né questa, né altre colate delle circa 135 eruzioni di epoca storica hanno impedito la continuità temporale della fitta fascia di insediamenti, anche se, per esempio, un paese, Belpasso, ha cambiato tre volte di sito.
Sui fianchi del monte, di paesaggio e panorama avvincenti, si susseguono salendo verdissimi agrumeti, inframmezzati di lave, vigne (fino a m 1300), poi boschi e infine spoglia e aspra pietraia, ove attecchiscono radi il ginepro e l'astragalo etneo.
Le eruzioni. Si calcola che l'Etna abbia avuto in epoca storica circa 135 eruzioni. Dal 1500 al 1800 esse furono 34; 19 nel sec. XIX e una quindicina nel XX. La più disastrosa fu quella del 1669, quando da diverse bocche esplosive si formarono i monti Rossi e la lava raggiunse Catania e avanzò nel mare. Grave fu pure l'eruzione del 1928, che seppellì Màscali, risorta in sito vicino, e una vasta plaga di agrumeti. Una delle più lunghe è stata quella del 25 novembre 1950-dicembre 1951; fra le più recenti quelle del giugno 1955 (risveglio del cratere subterminale di nord-est), del febbraio-marzo 1956, del luglio 1960 e del febbraio-luglio 1964; colate sono sgorgate dal cratere centrale o da quello di nord-est negli anni 1957-58, 1960-64, 1966-67 e 1968-71.
Le eruzioni nel 1971 hanno portato alla distruzione dell'osservatorio alla base sud del cono terminale e del secondo tratto della funivia; nel 1974, all'apertura di più bocche eruttive a quota 1650-1670 sul versante ovest; nel 1975, alla formazione di un apparato eruttivo intorno a quota 2850 (tuttora attivo). Nel 1981 un'eruzione da varie bocche a quota 1200-1500 m sul versante nord arrivò quasi fino a Randazzo interrompendo la strada per Linguaglossa. Nel 1983 un'eruzione ha isolato le infrastrutture sommitali e messo in grave pericolo il rifugio Sapienza. La lava da quota 2450 è discesa a 1000 m verso Nicolosi interrompendo in più punti la strada dell'Etna ma ha potuto essere in parte deviata con l'impiego di esplosivi. Un'altra colata, iniziata nel dicembre 1991, è terminata nella primavera del 1993.
Il più grande dei vulcani europei, fra i maggiori attivi del pianeta, ha il cono che appare troncato a quota 2900 da un vasto ripiano, antico cratere ellittico, dal quale si leva isolato il cono terminale. Il pendio è interrotto da un paio di centinaia di crateri `avventizi': da uno, m 2400 più in basso del cratere centrale, la colata di lava raggiunse nel marzo 1669 Catania, spostando la linea di costa di qualche centinaio di metri. Tuttavia né questa, né altre colate delle circa 135 eruzioni di epoca storica hanno impedito la continuità temporale della fitta fascia di insediamenti, anche se, per esempio, un paese, Belpasso, ha cambiato tre volte di sito.
Sui fianchi del monte, di paesaggio e panorama avvincenti, si susseguono salendo verdissimi agrumeti, inframmezzati di lave, vigne (fino a m 1300), poi boschi e infine spoglia e aspra pietraia, ove attecchiscono radi il ginepro e l'astragalo etneo.
Le eruzioni. Si calcola che l'Etna abbia avuto in epoca storica circa 135 eruzioni. Dal 1500 al 1800 esse furono 34; 19 nel sec. XIX e una quindicina nel XX. La più disastrosa fu quella del 1669, quando da diverse bocche esplosive si formarono i monti Rossi e la lava raggiunse Catania e avanzò nel mare. Grave fu pure l'eruzione del 1928, che seppellì Màscali, risorta in sito vicino, e una vasta plaga di agrumeti. Una delle più lunghe è stata quella del 25 novembre 1950-dicembre 1951; fra le più recenti quelle del giugno 1955 (risveglio del cratere subterminale di nord-est), del febbraio-marzo 1956, del luglio 1960 e del febbraio-luglio 1964; colate sono sgorgate dal cratere centrale o da quello di nord-est negli anni 1957-58, 1960-64, 1966-67 e 1968-71.
Le eruzioni nel 1971 hanno portato alla distruzione dell'osservatorio alla base sud del cono terminale e del secondo tratto della funivia; nel 1974, all'apertura di più bocche eruttive a quota 1650-1670 sul versante ovest; nel 1975, alla formazione di un apparato eruttivo intorno a quota 2850 (tuttora attivo). Nel 1981 un'eruzione da varie bocche a quota 1200-1500 m sul versante nord arrivò quasi fino a Randazzo interrompendo la strada per Linguaglossa. Nel 1983 un'eruzione ha isolato le infrastrutture sommitali e messo in grave pericolo il rifugio Sapienza. La lava da quota 2450 è discesa a 1000 m verso Nicolosi interrompendo in più punti la strada dell'Etna ma ha potuto essere in parte deviata con l'impiego di esplosivi. Un'altra colata, iniziata nel dicembre 1991, è terminata nella primavera del 1993.