Certosa del Galluzzo
localita
via della Certosa 1 50124 Firenze località Galluzzo (FI)
0552049226
Il grande complesso conventuale dedicato a S. Lorenzo Martire – detto anche Certosa di Firenze o di Val d’Ema – si staglia circondato da mura sul monte Acuto, alla confluenza tra Greve ed Ema.
Lo fondò nel 1342 Niccolò Acciaiuoli, membro eminente di una grande casata di banchieri fiorentini. Nel corso dei secoli si ampliò e si arricchì di opere d’arte, ma gran parte di esse furono portate via dopo la soppressione del convento nel 1810, in età napoleonica. Dal 1958 ai Certosini sono subentrati i Benedettini Cistercensi.
Si incontra per primo il blocco compatto di palazzo Acciaiuoli, iniziato intorno al 1355 (su progetto di Fra’ Jacopo Passavanti e Fra’ Jacopo Talenti) e concluso a metà ’500. Il piano superiore, dove si sale per la scala esterna cinquecentesca, ospita la Pinacoteca: sono esposte opere trasferite qui da altri ambienti della certosa, tra cui affreschi di Jacopo Pontormo (Ciclo della Passione, 1523) staccati dal loggiato del chiostro.
La facciata della chiesa, anch’essa cinquecentesca, con statue di Giovanni Fancelli, si rivolge a un piazzale di proporzioni grandiose (69,5 metri x 22).
Si entra nel coro dei Conversi (1556-1558), sorta di vestibolo a pianta quadrata, con stalli lignei intarsiati e intagliati del 1590 e con cupola emisferica, affrescata fra ’500 e ’600.
Dal coro dei Conversi si passa nella parte più antica dell’edificio, la trecentesca chiesa dei Monaci, rimaneggiata e arricchita sia nella seconda metà del ’500, sia più tardi in gusto barocco. L’altare maggiore è del 1773.
Dalla cappella di S. Maria si scende alla cappella di Tobia, cripta sepolcrale degli Acciaiuoli: il monumento funebre di Niccolò, della seconda metà del ’300, è attribuito alla bottega di Andrea Orcagna.
La visita al convento include il Colloquio, dove i Certosini si riunivano per la ‘ricreazione’ settimanale: spiccano qui le vetrate cinquecentesche e una terracotta invetriata (Cristo portacroce) di Gerolamo della Robbia. Seguono il chiostrino dei Monaci, ricostruito nel 1558, e il Capitolo, rifatto nel ’500, con una Crocifissione di Mariotto Albertinelli e la lastra tombale di Leonardo Buonafè, opera di Francesco da Sangallo.
Le suggestive celle dei monaci – abitazioni indipendenti a più locali, con loggia e orticello – si affacciano sul chiostro grande d’aspetto rinascimentale, decorato nel 1523 con sessantasei busti in terracotta invetriata di Giovanni della Robbia.
Lo fondò nel 1342 Niccolò Acciaiuoli, membro eminente di una grande casata di banchieri fiorentini. Nel corso dei secoli si ampliò e si arricchì di opere d’arte, ma gran parte di esse furono portate via dopo la soppressione del convento nel 1810, in età napoleonica. Dal 1958 ai Certosini sono subentrati i Benedettini Cistercensi.
Si incontra per primo il blocco compatto di palazzo Acciaiuoli, iniziato intorno al 1355 (su progetto di Fra’ Jacopo Passavanti e Fra’ Jacopo Talenti) e concluso a metà ’500. Il piano superiore, dove si sale per la scala esterna cinquecentesca, ospita la Pinacoteca: sono esposte opere trasferite qui da altri ambienti della certosa, tra cui affreschi di Jacopo Pontormo (Ciclo della Passione, 1523) staccati dal loggiato del chiostro.
La facciata della chiesa, anch’essa cinquecentesca, con statue di Giovanni Fancelli, si rivolge a un piazzale di proporzioni grandiose (69,5 metri x 22).
Si entra nel coro dei Conversi (1556-1558), sorta di vestibolo a pianta quadrata, con stalli lignei intarsiati e intagliati del 1590 e con cupola emisferica, affrescata fra ’500 e ’600.
Dal coro dei Conversi si passa nella parte più antica dell’edificio, la trecentesca chiesa dei Monaci, rimaneggiata e arricchita sia nella seconda metà del ’500, sia più tardi in gusto barocco. L’altare maggiore è del 1773.
Dalla cappella di S. Maria si scende alla cappella di Tobia, cripta sepolcrale degli Acciaiuoli: il monumento funebre di Niccolò, della seconda metà del ’300, è attribuito alla bottega di Andrea Orcagna.
La visita al convento include il Colloquio, dove i Certosini si riunivano per la ‘ricreazione’ settimanale: spiccano qui le vetrate cinquecentesche e una terracotta invetriata (Cristo portacroce) di Gerolamo della Robbia. Seguono il chiostrino dei Monaci, ricostruito nel 1558, e il Capitolo, rifatto nel ’500, con una Crocifissione di Mariotto Albertinelli e la lastra tombale di Leonardo Buonafè, opera di Francesco da Sangallo.
Le suggestive celle dei monaci – abitazioni indipendenti a più locali, con loggia e orticello – si affacciano sul chiostro grande d’aspetto rinascimentale, decorato nel 1523 con sessantasei busti in terracotta invetriata di Giovanni della Robbia.
Informazioni
Apertura: lunedì -; martedì 10-11, 15-16; mercoledì 10-11, 15-16; giovedì 10-11, 15-16; venerdì 10-11, 15-16; sabato 10-11, 15-16; domenica 15-16; i giorni e gli orari di apertura possono subire variazioni. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto
Condizioni di visita: ingresso a pagamento
Apertura: lunedì -; martedì 10-11, 15-16; mercoledì 10-11, 15-16; giovedì 10-11, 15-16; venerdì 10-11, 15-16; sabato 10-11, 15-16; domenica 15-16; i giorni e gli orari di apertura possono subire variazioni. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto
Condizioni di visita: ingresso a pagamento
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