In località solitaria, suggestiva e bellissima, la Certosa, è una delle più note della regione, vasto complesso di costruzioni accentrate attorno alla chiesa.Nei pressi esisteva un monastero benedettino (S. Domenico) di cui restano ancora i ruderi; abbandonato nel 1204, papa Innocenzo III affidava ai certosini il compito di ricostruire il complesso che nei secoli seguenti, particolarmente nel '700, venne ingrandito e rimaneggiato. Dal 1947 è affidato ai cistercensi di Casamari.Per un grande portale (a sin. è la liquoreria, dove i religiosi vendono i distillati ricavati da erbe) si accede all'interno; attraverso un piccolo giardino abbellito da siepi di bosso, si accede alla * farmacia (sec. XVI-XVIII), composta da più vani, con mobili settecenteschi e una raccolta di suppellettili, fra cui filtri e setacci in pelle di pecora. All'ingresso di uno dei locali è un bel portale in pietra scolpito tardorinascimentale. Nel raccolto piazzale ove sorge la chiesa, si trova il Palazzo di Innocenzo III, già foresteria, risalente all'epoca della prima costruzione, ripristinato nel 1958. Qui si dice che Innocenzo III abbia scritto il «De contemptu mundi»; vi è sistemata la ricca biblioteca del monastero. La chiesa di S. Bartolomeo, innalzata anch'essa all'inizio del '200, ha subito varie trasformazioni, particolarmente in epoca barocca. Ha una semplice facciata a due ordini, di Paolo Posi (1768). L'interno a una navata conserva, sotto le decorazioni barocche, la struttura gotica; un muro, simile a un'iconostasi, la divide a metà; notevole la cappella maggiore che ha conservato intatte le linee gotiche; i due cori sono opera di certosini. La volta è decorata da affreschi di Giuseppe Caci raffiguranti la Gloria del Paradiso (1683). Pregevoli alcune porte intarsiate e l'altar maggiore (1774), ricchissimo di marmi; la pala d'altare, del Caci, raffigura la Madonna in trono col Bambino e i Ss. Ambrogio e Agostino. Una porta a sin. del presbiterio introduce alla cappella dell'Annunziata, anch'essa divisa in due parti, con pavimento di maioliche abruzzesi (1535); la prima parte, con mobili intagliati (1647-49), è adibita a sagrestia; nell'altra, usata come cappella, è una Annunciazione della metà del '600. Dal piccolo chiostro, dove venivano sepolti i certosini, si accede alla Sala capitolare, con banconata dagli schienali scolpiti dagli autori dei cori. Dal grande chiostro settecentesco, di forma rettangolare, si accede al bel Refettorio, anch'esso del '700.