Una prima comunità cristiana aveva eretto in questa zona, coperta da una fitta vegetazione e attraversata da importanti vie di comunicazione, una chiesa triabsidata, sulla quale alla metà dell’VIII secolo i figli del duca longobardo Pietro fondarono un monastero benedettino. Da qui si sviluppò nei secoli l’abbazia di S. Maria in Sylvis tra splendore, potere religioso e influenza temporale, cadute e rinascite durate fino al XX secolo.<br>Nella corte, il torrione è tutto ciò che rimane delle mura (XV-XVI secolo), con dipinti e stemma dei Grimani; vi affaccia il campanile, forse torre d’avvistamento (XI-XII secolo), scandito da lesene e coronato dalla cella campanaria con una trifora. Sulla sinistra il palazzo della Cancelleria, originario del XII-XIII secolo, ma ampiamente modificato. Di fronte, il palazzo dell’Abate, nelle forme del XVII secolo e scandito dagli stemmi degli abati commendatari. Una scala esterna conduce al salone abbaziale in cui è conservata la più antica pittura del complesso (XII secolo).<br>La chiesa è impreziosita da affreschi e dipinti: sulle pareti interne della loggia addossata alla facciata, sulla parete esterna che fronteggia la scala, sulla lunetta del portale che immette nel vestibolo e nel vestibolo stesso. Dal vestibolo si accede all’atrio, dove è stato sistemato il Lapidario, con reperti di epoca romana e altomedievale e alcuni affreschi alle pareti; dall’atrio si passa, poi, all’interno della chiesa (XII secolo), a tre navate coperte a capriate, con alternanza di pilastri e colonne: in controfacciata affreschi del XIV secolo e lungo la navata sinistra affreschi dell’inizio del XVI secolo. Nel presbiterio il complesso programma iconografico realizzato ad affresco (1324- 36) da artisti vicinissimi alla lezione padovana di Giotto organizza in riquadri, alcuni leggibili con molta difficoltà, scene della Vita della Vergine, di S. Giovanni, S. Pietro e S. Benedetto.<br>Nella cripta, ripristinata durante i restauri novecenteschi, notevoli sono l’urna di S. Anastasia (VIII secolo), con motivi geometrici fortemente incisi e chiaroscurati, secondo una raffinata tecnica di maestranze cividalesi; un dittico in marmo con un’Annunciazione (fine del XIII secolo); un Vesperbild in pietra policroma (XV secolo).