Al campo, quieto e raccolto, in origine spazio privato del complesso conventuale di S. Zaccaria, si accede dalla riva degli Schiavoni o dal campo S. Provolo, dove si apre un ricco portale gotico con altorilievo quattrocentesco in lunetta. Lo domina l’imponente facciata della chiesa, alla cui destra sono il più modesto prospetto del precedente luogo di culto conventuale e il duecentesco campanile in cotto; alla sinistra, le eleganti arcate (XV secolo) delimitavano l’antico cimitero del convento. Il monastero delle Benedettine (ingresso al N. 4693; ora caserma dei carabinieri) era il più importante della città per prestigio e ricchezza: sepoltura di otto dei primi dogi, vi si ritiravano, spesso costrette da interessi familiari, fanciulle delle principali casate veneziane.<br>La chiesa di S. Zaccaria, di antichissima fondazione, venne ricostruita in forme gotiche nel corso del ’400 ma compiuta nel 1483-90 da Mauro Codussi, che impostò la nuova facciata in pietra bianca con coronamento a trittico arcuato: i modi sono quelli del primo rinascimento a Venezia. L’interno, luminoso, a tre navate divise da colonne su altissimi plinti, è un efficace intreccio di spazi e di stili: all’abside gotica con deambulatorio e cappelle radiali si accosta armoniosamente il sistema di coperture con volte a crociera, cupola emisferica e cupolette lungo il deambulatorio ideato dal Codussi. Al 2° altare sinistro risplende la Vergine in trono col Bambino, un angelo suonatore e santi, celebre pala di Giovanni Bellini (1505): sacra conversazione di assorta intensità entro un’architettura dipinta in cui marmi, candelabre e capitelli corrispondono perfettamente a quelli, reali, dell’incorniciatura d’altare. Suggestivo resto della prima chiesa gotica è la cripta a tre navate e due cappelle, cui si scende dalla navata destra; dalla stessa navata si accede alla cappella di S. Atanasio, che conserva gli stalli intarsiati del coro delle monache (1455-64) e una Nascita del Battista opera giovanile del Tintoretto. Dall’attigua cappella dell’Addolorata si entra nella cappella di S. Tarasio, con affreschi di Andrea del Castagno e Francesco da Faenza (Padre Eterno e santi, 1442) negli spicchi delle volte; i tre polittici gotici sono opera di Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna (1443).