La cattedrale di S. Pietro è tra i più antichi edifici religiosi di Mantova (esisteva già nell’XI secolo), ma dell’originaria struttura romanica conserva soltanto il robusto campanile. Dell’intervento dei veneziani Pier Paolo e Jacobello dalle Masegne, tra il 1395 e il 1401, resta testimonianza nel paramento in cotto ritmato da guglie, pinnacoli e finestroni tardogotici del fianco destro della chiesa, mentre della facciata in marmi policromi non c’è che l’immagine dipinta nella tela di Domenico Morone (La cacciata dei Bonacolsi da parte dei Gonzaga) conservata all’interno del Palazzo Ducale. Nel 1545, a seguito di un incendio, l’interno fu radicalmente trasformato da Giulio Romano; agli inizi del ’600 Antonio Maria Viani ristrutturò le cappelle laterali; infine, tra il 1756 e il 1761, Nicolò Baschiera realizzò l’attuale facciata ispirandosi alla tradizione manieristica e barocca romana. L’interno, austero e solenne, è d’impronta classica, con uno sguardo alle basiliche paleocristiane di Roma. Delle sette navate, la centrale, più alta, con finestroni e lesene, e le estreme hanno copertura piana a cassettoni. Tra la 1a e la 2a cappella destra si trova un prezioso sarcofago paleocristiano risalente al IV-V secolo, ma rilavorato alla fine del XII. Al termine della navatella, il battistero romanico-gotico conserva alla parete sinistra affreschi trecenteschi. Nel catino dell’abside il grande affresco Apoteosi della Redenzione è attribuito ad Antonio Maria Viani. Sotto la mensa dell’altare maggiore è custodita la salma di S. Anselmo, morto a Mantova nel 1086 e venerato come patrono della città. Il transetto sinistro (al 1° altare Transito di S. Giuseppe, bella pala attribuita a Sebastiano Conca) è chiuso dalla seicentesca cappella del SS. Sacramento, a pianta ottagonale. Nella navata sinistra si apre il corridoio che porta al santuario dell’Incoronata, costruito nel 1480 su disegno di Luca Fancelli per Ludovico II Gonzaga; dal santuario, attraverso una porta a vetri, si può osservare la sagrestia, con volta decorata da medaglioni a fresco di scuola mantegnesca e alle pareti affreschi di allievi di Giulio Romano.