Spesso è indicato semplicemente come parrocchiale, Pfarrkirche, sorge sui resti di una basilica paleocristiana del V-VI secolo; iniziato nel 1280 in forme romaniche da maestranze lombarde, fu ultimato nel 1340 da maestranze sveve che diedero all'edificio forme gotiche. Oggi è considerato il massimo esempio di architettura gotica dell'arco alpino.<br>All'esterno, sul fianco sinistro si apre un portale romanico che nella lunetta reca una Crocifissione di pittore tedesco del primo Trecento. Sul lato destro un portale gotico, con affresco dell'Annunciazione, è compreso fra il campanile e la porta del Vino, Leitachertörl, che deve il nome a un privilegio accordato alla parrocchia nel 1387 per la vendita di vino presso la chiesa.<br>La piccola porta a sesto acuto ha un timpano a cuspide decorato a traforo; ai lati compaiono varie statue collocate sotto edicole, tra i quali un contadino vignaiolo con zappa e roncola. Il bel campanile di costruzione cinquecentesca (il precedente, di fine Duecento, fu distrutto da un incendio nel 1499) si slancia dal tetto della chiesa con due piani di finestre a sesto acuto, sopra i quali una balaustra e sottili archi rampanti segnano il passaggio alla pianta esagonale; al culmine, la cuspide traforata sfrutta virtuosisticamente tutto il repertorio decorativo gotico per giungere a un sorprendente effetto di smaterializzazione della pietra.<br>La zona absidale, costruita a partire dal 1380, mostra contrafforti terminanti con guglie collegate da una balaustra, tra i quali si aprono le altissime finestre; la cappella delle Grazie, che prolunga l'abside, è di costruzione barocca. La facciata a capanna, con protiro, denuncia l'origine romanica dell'edificio (il portale in bronzo è però del 1989, opera di Michael Defner); il vistoso tetto policromo, coperto da tegole smaltate, è tardogotico. Protiro e tetto, distrutti durante la guerra, sono stati ricostruiti secondo gli originali.<br>L'interno a tre navate è diviso in sei campate da pilastri su cui poggiano volte ogivali a crociera. La prima campata è occupata da una grande cantoria con parapetto ornato da sculture (1953); ai lati del portale sono visibili frammenti di affreschi di Konrad Erlin (1424) e di Friedrich Pacher (Storie di S. Cristoforo, 1498). Sulla parete della navata sud (a destra per chi entra) un Crocifisso ligneo quattrocentesco sormonta affreschi rinascimentali di scuola bolzanina (1520 c.). Nella quarta campata le Storie di S. Dorotea e di S. Maria sono opere della metà del Trecento di un pittore italiano.<br>Italiani, del 1370 c., sono anche gli affreschi riguardanti S. Urbano V papa. Nella navata centrale il pulpito gotico in arenaria è opera di Hans Lutz (1514): i bassorilievi rappresentano i Padri della Chiesa e i Simboli degli Evangelisti. Il monumentale altare maggiore barocco in marmi policromi (1710-20) è di Giambattista Ranghieri, con statue di Domenico Allio. La cappella delle Grazie, che si apre dietro il presbiterio, fu aggiunta nel 1743-45 da Giuseppe Delai e Josef Gebhart e decorata con affreschi da Cari Henrici (1771); la piccola statua in marmo sull'altare, raffigurante Maria lactans (o 'Maria della Palude', 'Maria im Moos', trovata secondo una leggenda da un carrettiere presso una vicina palude), oggetto di pietà popolare, risale al XII secolo.<br>Dietro l'altare maggiore una lapide ricorda l'arciduca Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena, vicerè del Lombardo-Veneto morto a Bolzano nel 1853, noto per aver fondato l'istituto Rainerum diventato poi scuola privata del Padri Salesiani. Nel coro si trova anche la tela del Sacro Cuore di Karl Henrici, venerata come protettrice dei sudtirolesi dai tempi delle invasioni napoleoniche.