Gli dettero avvio nel 1080, al momento del rinvenimento delle reliquie di S. Matteo, Roberto il Guiscardo e l'arcivescovo Alfano - che presero a modello la chiesa dell'abbazia di Montecassino - ma fu papa Gregorio VII, esule a Salerno, a consacrarlo cinque anni dopo; al '700 risale parte dell'aspetto attuale, mentre ai restauri del sec. XX si deve il ripristino delle originarie forme della facciata. Per una scalinata seicentesca si raggiunge la cosiddetta porta dei Leoni*, in realtà portale romanico del sec. XI (l'affresco di S. Matteo è del '700), dietro la quale si stende l'atrio, di chiaro influsso arabo: la vasca al centro del quadriportico proviene da Paestum, di età classica e medievale sono i sarcofagi sotto il portico. Sul fianco destro della facciata della chiesa si leva il campanile* (1137-45), anch'esso di ispirazione araba e modello per gli altri esemplari sulla Costiera. La facciata ha tre portali, di cui il centrale conserva le imposte* bronzee fuse a Costantinopoli nel 1099, racchiuse da una cornice lavorata e coronate da un affresco (sec. XI e XVIII). Interno. A tre navate scandite da cappelle laterali e chiuse da absidi semicircolari, conserva in gran parte l'aspetto conferitogli nel '700. Numerose, però, le tracce medievali: al sec. XIII data, nel lato destro della navata centrale, l'ambone* maggiore, retto da 12 colonne e decorato a mosaico, e coevo è l'antistante candelabro per il cero pasquale, alto m 5.3 e pure incrostato di mosaici; ancora più antico (1181) è l'ambone** a sinistra, su quattro colonne dai ricchi capitelli da cui partono archi a sesto ribassato. Raffinata è anche l'antica iconostasi*, smagliante di decorazioni musive, che cinge il coro, chiuso a destra dal pulpito seicentesco e a sinistra dal barocco trono arcivescovile. Alle antiche origini del Duomo rimandano, oltre a colonne e archi che si riconoscono nelle navate laterali, i mosaici bizantineggianti (1258-66) dell'abside destra, detta cappella delle Crociate (vi si benedicevano le armi dei soldati prima della partenza), o di Gregorio VII (ne custodisce il sepolcro), e un polittico in marmo (sec. XIV) nel transetto. Al termine della navata sinistra, il sepolcro della regina Margherita di Durazzo* è opera di Antonio Baboccio e riutilizza un sarcofago romano. La cripta, cui si scende al fondo delle navate laterali, fu rifatta in chiave barocca nel '600 .