Si lega alla memoria del poeta napoletano Jacopo Sannazzaro questa chiesa da lui voluta nei pressi della sua dimora su un terreno donatogli da Federico d'Aragona nel 1497 e dove scelse di essere sepolto, dopo avere donato le sue proprietà ai Serviti. Un vano dietro l'altare maggiore ne conserva la tomba, opera di Giovanni Angelo Montorsoli, Bartolomeo Ammannati e Francesco del Tadda (1537), con complessa iconografia quasi certamente ispirata dallo stesso Sannazzaro: ai lati del sepolcro, su cui è il ritratto del poeta, sono le figure di Apollo e Minerva (trasformate dai frati, con una scritta sul basamento, in Davide e Giuditta); il bassorilievo sulla fronte richiama l'ambiente dell'Arcadia (cantata dal poeta nella sua omonima opera in volgare) raffigurando Nettuno, Pan, Marsia e le Ninfe. Ai piedi, le cinquecentesche lastre sepolcrali del giovane Fabrizio Manlio e del vescovo Diomede Carafa, figura cui si collega il S. Michele che atterra Lucifero di Leonardo da Pistoia nella prima cappella destra; è questo un dipinto popolarmente famoso, perché il "diavolo di Mergellina" ha un volto femminile, dalla tradizione identificato con quello di una dama che avrebbe tentato, senza riuscirci, il pio Carafa ritratto nella figura dell'arcangelo. Tra le altre opere si ricordano, ai lati dell'altare maggiore, le statue (da ricollegare al sepolcro) di S. Jacopo e di S. Nazaro (i nomi ricordano quello del poeta) dell'Ammannati e, in un ambiente adiacente, quelle lignee relative a un Presepe, opera di Giovanni da Nola.