L'immenso complesso conventuale dei padri Oratoriani o Filippini, seguaci di san Filippo Neri e dediti alla carità e alle opere di assistenza (ingresso al N. 142 di via Duomo), fu costruito a partire dal 1586 su due «insulae» del nucleo antico prima occupate da altre fabbriche religiose e civili. Il nome di Girolamini deriva dalla loro dimora romana, san Girolamo della Carità. La chiesa, detta anche di S. Filippo Neri, fu costruita nel 1592-1619 da Giovanni Antonio Dosio secondo le forme di un semplice ma elegante classicismo toscano, mentre la facciata, eretta da Dionisio Lazzari e molto modificata da Ferdinando Fuga (1780), è ornata da statue di Giuseppe Sammartino, protagonista indiscusso della scultura del Settecento napoletano. Nell'interno a tre navate, scandite da 12 colonne di granito, la decorazione barocca non prevarica, ma accompagna armonicamente le forme architettoniche cinquecentesche. In controfacciata l'affresco della Cacciata dei mercanti dal tempio, è capolavoro della fase matura di Luca Giordano. Seguono opere che testimoniano l'ampia visione culturale degli Oratoriani e il loro interesse anche per artisti di formazione tosco-romana ed emiliana come Pietro da Cortona (S. Alessio moribondo, prima cappella destra), Pietro Bernini (statue nel transetto sinistro) e Guido Reni (S. Francesco, quinta cappella sinistra; incontro di Gesù e S. Giovanni Battista, sagrestia). Accanto a questi non mancano le opere dei napoletani come Luca Giordano (S. Maria Maddalena de' Pazzi, sesta cappella destra; tutti i dipinti della terza sinistra) e Francesco Solimena (affreschi nella cappella di S. Filippo Neri a sinistra del presbiterio). La sagrestia è un unitario ambiente settecentesco, su progetto di Arcangelo Guglielmelli. Il complesso conventuale comprende anche due chiostri, il "piccolo" e il "grande" (ingresso dal portale di via Duomo N. 142), opera di Dionisio di Bartolomeo, detto anche "degli aranci" per il magnifico agrumeto restituito dai monaci all'originaria floridezza, oltre a una Biblioteca di straordinaria importanza per bellezza della sala settecentesca e per i volumi che custodisce. La Quadreria, una delle più pregiate del Sei e Settecento per la sua eterogeneità (vanta opere di scuola romana, emiliana, fiorentina e napoletana), tanto ammirata dai viaggiatori stranieri dei secoli passati, è frutto del collezionismo diretto dei padri e della loro vasta cultura, oltre che di numerosi lasciti e donazioni.