Sotto i lapilli infuocati scompariva una città fiorente, costruita su una piattaforma lavica in prossimità della foce del fiume Sarno, che un tempo scorreva più vicino. Un sito, sotto ogni punto di vista, di rilevanza strategica in quanto punto di passaggio di strade d'importanza regionale e porto per i centri dell'entroterra. Pompei nacque per la fusione di centri agricoli che, allo scorcio del secolo VII a.C., occuparono stabilmente proprio quella piattaforma così favorevole agli scambi e ai commerci. Agli inizi del secolo successivo vennero costruiti i più antichi monumenti (il Tempio dorico, per esempio), e la città passo sotto l'egemonia greca, etrusca e, quindi, sannita. Proprio tra i secoli IV e I a.C. sono moltissime e importantissime le testimonianze epigrafiche e monumentali che ricostruiscono la vita politica e sociale di un centro sannitico, retto da una doppia assemblea e da un corpo ridotto di magistrati. Fu allora che venne urbanizzata la zona tra le vie della Fortuna e Stabiana (quella dove si concentrò buona parte degli edifici pubblici), mentre carattere residenziale ebbe l'area a nord tra le porte di Ercolano e di Nola. Dopo aver partecipato alla guerra degli italici contro Roma, nell'89 a.C. capitolò e dall'80 a.C. fu retta dalle magistrature tipiche dei “municipia”. Con l'arrivo di veterani sillani Pompei assunse in breve le caratteristiche (lingua, costumi ed edilizia) e l'aspetto (teatri, anfiteatro e il rifacimento strutturale e pittorico di numerose case d'età sannitica) di una tipica città romana. Il terremoto del 62 d.C. la danneggiò a tal punto che, quando venne sepolta dai lapilli dell'eruzione del 79, era ancora in quasi completa ricostruzione, con i principali edifici pubblici e sacri ancora in restauro (il solo tempio di Iside era ultimato). Gli scavi hanno finora riportato alla luce circa tre quinti della città sepolta, che copriva 66 ettari e che si presume contasse 20-30 mila abitanti. Dal 1997 Pompei è inserita nell'elenco del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.