Considerata la più vasta residenza suburbana d'età romana finora conosciuta, la villa, ornata da splendide pitture e sculture, è detta "di Poppea" con riferimento a Poppea Sabina per il ritrovamento, su un'anfora, di un'iscrizione riferita a un suo liberto-procuratore e di un bollo laterizio prodotto nelle fabbriche possedute nella zona dall'imperatrice. Una rampa conduce al retro della villa, entrando in un vasto salone-soggiorno ornato di colonne stuccate e che mostra segni di ristrutturazioni. Si passa quindi nei portici nord e da qui in un “cubiculum” e in un corridoio che conduce al “tablinum” e a un “viridarium”, ornato di doccioni in terracotta. In questa punta si può osservare la parte centrale della villa. Si entra nell'atrio, di tipo tuscanico, il più grande finora noto, ornato da bellissimi affreschi di secondo stile pompeiano. Si retrocede nel settore occidentale, dove sono la cucina gli ambienti già parte di un complesso termale dismesso e in trasformazione nel 79 d.C. (affreschi di terzo stile nel “calidarium”), e altri di rappresentanza, con affreschi di secondo stile nel “triclinium” e in un “cubiculum” presso il “viridarium”. In due ambienti del settore est spicca la decorazione di secondo stile con belle nature morte; nel vano adiacente si notano i tramezzi ricostruiti in “opus craticium”. Il “lararium”, tra i più grandi ritrovati in una residenza privata, reca decorazioni di terzo stile: da qui si accede al quartiere servile, con semplici decorazioni a strisce bianche e nere, e successivamente al porticato sud, dove si apre un “cubiculum” con decorazioni di quarto stile. Si giunge nel peristilio con trabeazione stuccata, e poi negli ambienti accanto alla piscina, prima di tornare al quartiere servile.