La si raggiunge in auto seguendo la statale 126 Sulcitana, che sale sull’altura di monte Sirai (m 191), area archeologica di rilevante interesse oltre che punto panoramico di notevole ampiezza. Frequentata già in epoca nuragica, fu occupata dai fenici sul finire dell’VIII secolo a.C., con lo scopo di controllare la via di penetrazione verso le fertili piane sulcitane, l’accesso alle ricche miniere dell’Iglesiente e le strade di collegamento con la pianura del Campidano. A questo primo periodo, che durò fino agli ultimi anni del VI secolo a.C., sono da attribuire l’impianto dell’acropoli, in forme probabilmente in gran parte differenti da quelle attuali, e l’impianto della necropoli a incinerazione. Con il passaggio ai cartaginesi, l’insediamento crebbe di dimensioni, la necropoli a incinerazione fu abbandonata e si costituì il monumentale impianto della necropoli con tombe a camera ipogeica. In seguito, all’inizio del IV secolo, l’acropoli e parte del pianoro furono racchiusi in un impianto fortificato organico e sorse il tophet con l’annessa area templare. La conquista romana portò ad ampie ristrutturazioni dell’impianto urbano, ma verso la fine del II secolo a.C. il centro fu completamente abbandonato per cause non ancora ben accertate. La visita dell’area archeologica può iniziare dalla cosiddetta opera avanzata, un complesso di edifici ubicati davanti alla fronte dell’acropoli. Nell’area dell’abitato fortificato si può notare, sulla destra, una rientranza: probabilmente il posto di guardia per una sentinella. Procedendo si sbocca sul piazzale principale dell’acropoli: vi affacciano numerosi edifici, il più importante dei quali è il poderoso mastio che, costruito sulle rovine di una più antica torre nuragica, costituisce l’opera edilizia più robusta sulla quale faceva perno la difesa dell’abitato e nel cui interno era ospitato un luogo di culto (vi si custodiva la statua dell’Ashtart guerriera, ora al Museo nazionale archeologico di Cagliari). L’aspetto attuale è quello relativo all’ultima fase di vita dell’abitato. Al di là dell’acropoli si trovano la necropoli e l’area sacra extraurbana. Nell’area funeraria sono visibili, seppure appena accennate, le fosse della necropoli fenicia a incinerazione, mentre di fronte a sinistra si possono scorgere i corridoi gradinati di accesso alle tombe sotterranee, eseguite in epoca punica. Lungo le pareti loculi, destinati a contenere i defunti, e nicchie, nelle quali talvolta veniva posta una parte del corredo di accompagnamento. Su un pilastro nella roccia è scolpito a rovescio il simbolo di Tanìt, massima divinità femminile per i cartaginesi. L’area sacra si compone del tophet e di un sacello contiguo. Una gradinata monumentale, ai piedi della quale erano deposte le urne e le stele, conduceva a un tempio che ripete lo schema dei santuari fenici e punici: vestibolo, anticella, cella o penetrale e vano di servizio.