Si trova a breve distanza dalle cumbessìas che circondano la chiesa di S. Cristina, che ne ha ereditato la tradizione religiosa (la festa si celebra la prima domenica di maggio). Il monumento principale è lo straordinario pozzo sacro, forse l’esempio più mirabile di architettura religiosa nuragica nell’isola. La sorgente che alimenta il pozzo è attiva ancora oggi, il che permette di comprendere pienamente il significato sacrale dell’edificio e la sua struttura matematica e geometrica perfetta: il pozzo è infatti propriamente un ‘tempio’, databile al X secolo a.C., dedicato alla Madre Terra, racchiuso dentro un vestibolo di pietre lungo 26 m e largo 20. Vi si accede attraverso una scala di 25 gradini, di forma trapezoidale, coperta da un soffitto gradonato. I conci di pietra sono tagliati e commessi così da lasciare tra un filare e l’altro delle rientranze a effetto decorativo. La camera interna ha un diametro di 2,5 m e supera i 7 d’altezza; la copertura a tholos, incompleta, termina con un foro da cui entra la luce del sole. Come recenti studi hanno dimostrato, l’architettura del tempio a pozzo è stata progettata in modo che, quando la luna raggiunge la massima declinazione, i suoi raggi penetrino dal foro del tholos: l’evento, l’ultima volta, si è verificato la notte del 3 gennaio 2007, alla presenza di astronomi e curiosi; per poterlo ammirare un’altra volta si dovrà attendere il 2025. La costruzione era concepita in modo che, anche negli equinozi di primavera e d’autunno, i raggi del sole, allorché nel suo moto apparente l’astro incontrava l’equatore celeste, penetrassero nella scalinata paralleli ai gradini e andassero a illuminare – quindi a ‘fecondare’ – l’acqua sorgiva. Ma questo fenomeno, a causa del cambiamento subito dall’inclinazione dell’asse terrestre, non è più visibie. Dall’acqua viene la vita, come dal sole che dà luce e calore; e tutto, per gli uomini dei nuraghi, viene dal grembo della Madre Terra. È lei dunque la divinità dell’acqua, da venerare con templi e con riti. I pozzi sacri, di cui pure è ricca la Sardegna, hanno questo significato. Attorno al pozzo sacro di Santa Cristina, circondato da un recinto con sedili, si vede poi il resto del villaggio nuragico: attraversata l’area delle cumbessìas, si raggiungono un nuraghe che conserva ancora intatta la camera centrale con copertura a tholos e, nei pressi, una capanna rettangolare allungata e coperta a ogiva, probabilmente di edificazione romana e forse ricovero per animali.