Miracolosamente intatto, periptero esastilo di grandiose proporzioni, in purissimo stile dorico, fu edificato probabilmente nell'ultimo trentennio del V sec. a.C. sopra uno stilobate a gradini; su questo s'innalzano 36 colonne che reggono l'intera trabeazione e i due frontoni. Si erge solenne e imponente su una collina a ovest del monte Bàrbaro, in un paesaggio deserto e brullo che ne accentua la grandiosità. Gli studiosi discutono ancora sulla funzione del tempio (unico edificio a struttura aperta conosciuto nel mondo antico) e sul perché appaia incompleto. Alcuni lo ritengono di fatto inconcluso, per l’assenza di scanalature nelle colonne e la presenza nel basamento di ‘bugne’ utili alla messa in opera dei blocchi, da scalpellare in rifinitura; immaginano che la costruzione fosse proceduta dall’esterno all’interno e ipotizzano che l’interruzione dei lavori possa datare al conflitto con Selinunte. Altri pensano che i costruttori – non greci, ma elimi ellenizzati – abbiano eretto un colonnato pseudotemplare per dare magnificenza e veste di raffinato tempio dorico a un’area sacra del loro culto, deliberatamente lasciata a cielo aperto. Maestoso all’esterno, il tempio lo è anche visto dall’interno, tra le sue gigantesche colonne che si assottigliano verso l’alto.