Secondo antiche fonti il santuario, circondato da un vasto bosco sacro, conobbe ricchezza e splendore quando giungevano qui navi provenienti dalle isole dell’Egeo, dall’Anatolia e dall’Africa settentrionale per rendere omaggio alla dea, protettrice dei vincoli familiari. All’interno del recinto sacro che delimita l’area del santuario, oltre al tempio dorico, innalzato nel 500-475 a.C., si riconoscono vari edifici legati al culto, disposti a nord e a sud della via sacra ravvisabile presso il propileo d’accesso: sono venuti alla luce il katagogion, ricovero per i pellegrini risalente alla fine del iv secolo a.C., l’hestiatorion, edificio per i banchetti rituali di età repubblicana, e una domus di età romana con un mosaico che reca nomi dei magistrati, già rinvenuto dall’Orsi. Del celebre tempio periptero esastilo, in origine impreziosito da statue e decorazioni, saccheggiato da Annibale, dai romani e dai pirati, devastato dai terremoti e utilizzato come cava di materiale per la costruzione del porto vecchio di Crotone (inizi del XVI secolo), rimangono soltanto il poderoso stilobate a più livelli, composto da blocchi di pietra squadrata, e un’unica colonna dorica, splendida nella sua solitudine. Da scavi recenti sono emerse le fondazioni del thesauròs, luogo dove si raccoglievano le preziose offerte alla dea: lo testimoniano gli oggetti qui rinvenuti e ora esposti al Museo archeologico di Crotone, che rappresentano solo la piccola parte rimasta dell’immenso tesoro.