La grotta di Castelcívita presenta un seguito di gallerie, saloni, strettoie e pozzi, anche a livelli sovrapposti, con baratri e sprofondamenti, in un alternarsi di spettacoli fantastici e orridi. Fu abitata nella preistoria, come attestano i rinvenimenti di resti d'industria di tipo gravettiano e romanelliano (paleolitico superiore), nonché musteriano (paleolitico medio), messi in luce nel corso di ricerche eseguite durante gli ultimi venti anni. Dall'ingresso m 96, basso ma ampio, si discende per una decina di metri; la volta si rialza ornandosi, come le pareti, di concrezioni; ai lati si aprono numerosi cunicoli, alcuni dei quali esplorati e rilevati dal Gruppo Speleologico del C.A.I. di Napoli. La galleria principale ha un andamento sinuoso: sulla d. si stacca un ramo che si sprofonda nei cosiddetti Pozzi dell'acido carbonico . In una cavità situata in un piano superiore rispetto alla galleria principale pendono bianche stalattiti. Dopo una strozzatura e un tratto in salita, si sbocca nella vasta Caverna Bertarelli, ornata di belle stalattiti e stalagmiti. Segue un corridoio ampio ma privo di interesse; ai lati si diramano bracci minori che si sprofondano in pozzi o salgono allargandosi in caverne, adorne di concrezioni policrome. Si percorre la Grande Frana, poi il Salto, che sembra voglia ostacolare il cammino; si sale tra nere concrezioni che contrastano con le bianche stalattiti della volta.Si percorre poi il Deserto, così detto per la distesa di sabbia da cui emerge un gruppo calcareo, quindi la Caverna Principe di Piemonte, alla quale si affaccia, da un piano sovrapposto, la Caverna Boegan, simile per le concrezioni a uno scrigno di gioielli. Segue il Sifone, cunicolo basso e nero, che precede la Grande Cascata e il vicino Tempio: questa parte è una delle più interessanti del complesso per la ricchezza e la varietà delle concrezioni, in una gamma di colori che va dall'alabastro al cinereo della Spada di Damocle. Si percorre, fra pareti altissime, il Foro, ornato da stalattiti, stalagmiti e colonne, fino alle Cortine sonore; dopo si stacca a sin. l'Orrido, formato da vari pozzi. Un basso passaggio sfocia nel Battistero, al margine del quale è lo specchio dei Lago-Sifone. L'ultimo tratto della grotta è il più interessante per la grandezza delle formazioni, la bellezza dei cristalli e la finezza dei colori. In dolce salita si passa tra variopinte stalagmiti giungendo a un laghetto, su cui pende una cascata calcarea; accanto, un drappo, denominato il Campanone, per il suono che produce al tocco. Dopo un altro laghetto è il Ratto delle Sabine, bel complesso stalagmitico che ricorda il noto episodio della storia romana.Più avanti, a sin., è la Terrazza Anelli, magnifica colata cristallina estesa per un centinaio di metri, alta 20; la grotta presenta poi lo sprofondamento del Salto dei Titani, grandiosa cascata formata da scuri massi e nere e lucenti stalagmiti. Alquanto difficile è il passaggio in questa parte, d'una bellezza orrida, interrotta solo da qualche bianca concrezione; banchi di sabbia, tra i massi, rivelano la presenza di un corso d'acqua stagionale. Al termine si apre la Caverna Redivo, in cui l'orrido si contrappone alle formazioni più pure. Sulla d., massi ciclopici, crepe e cunicoli che si aprono disordinatamente e si intrecciano fino al Lago Terminale, enorme imbuto inaccessibile; sulla sin. si presenta allo sguardo uno spettacolo fiabesco formato da stalattiti, stalagmiti e colonne di grandiose proporzioni, di svariate colorazioni. In una «Galleria delle Meraviglie» si ammirano alcune fra le più straordinarie e suggestive formazioni stalagmitiche, che offrono l'aspetto di statuette emergenti da eleganti bacinelle cristalline