Fu innalzato da Domiziano nell'81 in onore del padre e del fratello Tito, restaurato da Settimio Severo e Caracalla (avanzo di iscrizione) e scavato nel 1811 da Giuseppe Valadier; ne restano tre colonne corinzie dell'angolo destro del pronao esastilo. Tra i templi, gli scavi hanno rinvenuto un deposito votivo, risalente al sec. VI a.C. e ricco di materiale ceramico etrusco misto a vasellame miniaturistico di impasto e bucchero, relativo a un'area di culto forse dedicata a una divinità ctonia. Le due ali congiungentisi ad angolo ottuso appartengono al portico degli Dei Consenti, forse l'ultimo grande monumento dedicato in Roma al culto pagano, che fu riedificato o restaurato da Vettio Agorio Pretestato nel 367, scavato nel 1834 e ricomposto in parte nel 1858; le celle biposto sotto il portico (che ospitavano statue), l'architrave e i capitelli corinzi appartengono a una ricostruzione forse di età flavia.