Votato prima del 42 a.C. ma inaugurato solo nel 2 a.C., il foro s'ispira nella pianta a quello di Cesare: grande piazza porticata (m 125x118) e, sullo sfondo, il tempio dedicato a Marte Ultore; verso il fondo il complesso era chiuso da un grandioso muro a blocchi di peperino e pietra gabina con ricorsi e copertura di travertino (alto c. m 30 e ben visibile dalla retrostante via Tor de' Conti), eretto a protezione dai frequenti incendi nella Suburra, nel quale furono lasciati due passaggi (quello a destra fu chiamato nel Medioevo arco dei Pantani a causa dell'impaludamento della zona). Parti limitate del foro e del tempio furono scavate nei sec. XV-XVIII, nel 1888-90 e in maniera più consistente nel 1924-32 nell'ambito del progetto di recupero dei Fori pensato da Corrado Ricci; la metà anteriore, nascosta sia sotto via Alessandrina sia sotto le aiuole, è interessata da una campagna di scavo.Le strutture rimesse in luce. Nell'area, che conserva parte della pavimentazione in lastre di marmo, restano tracce del portico di sin., all'estremità del quale era l'aula del Colosso: l'ambiente, che custodiva la statua, alta c. m 14, di Augusto (ne rimane la base addossata alla parete di fondo), era alle pareti rivestito di marmi e decorazioni, mentre lungo i muri di fondo e lungo quelli delle esedre che si aprivano nelle pareti di fondo dei portici erano disposte statue di marmo.Al centro si colloca il *tempio di Marte Ultore, cui si accedeva da una scalinata che conserva al centro resti dell'ara. Il podio era in blocchi di tufo ricoperto di marmo lunense, materiale utilizzato per le otto colonne del pronao, in parte rialzate, e le otto dei lati (ne rimangono integre tre del fianco d., alte m 15); la cella, coperta da un tetto a doppio spiovente (gli incassi nel muro di fondo sorreggevano le travi), aveva, a ridosso delle pareti interne, colonne inquadranti nicchie con statue e, nel fondo, un'abside che ospitava le statue di Marte, di Venere e, forse, del Divo Giulio. Addossati al podio del tempio erano due archi di trionfo, dedicati a Druso e Germanico.