Inserito in un magnifico paesaggio, il parco si estende per 19 ettari e si articola in tre giardini di epoche diverse: il giardino barocco, il parco romantico e il giardino déco, realizzato negli anni Venti del secolo scorso. Caratterizzato da una interessantissima storia lunga alcuni secoli, il complesso di villa Reale nasce dalla fusione di due proprietà: la cinquecentesca dimora dei conti Orsetti, con annesso giardino secentesco, e i circostanti terreni del vescovado, con il palazzo già residenza estiva dei vescovi di Lucca. Nel 1811 Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone e sovrana di Lucca e Piombino, acquistò il complesso per farne la propria residenza di campagna. La sistemazione dell'ambiente fu affidata all'architetto di corte di Napoleone che, seguendo la moda del tempo, elaborò un progetto perfettamente rispondente ai canoni del parco all'inglese. Nuove specie arboree, anche esotiche, provenienti da orti botanici, tra cui quello di Napoli, furono così collocate nella zona antistante villa Orsetti. Nel 1815 la caduta di Napoleone interruppe bruscamente l'opera di ampliamento e di trasformazione del giardino voluta dalla principessa. Dai principi Baciocchi l'intera proprietà passò ai Borbone, ai granduchi di Toscana, a Vittorio Emanuele II e al principe Carlo di Savoia. Nei numerosi passaggi la villa, che ospitò, tra gli altri, Niccolò Paganini e Metternich, andò sempre più decadendo. Nel 1918 fu acquistata dalla famiglia degli attuali proprietari, i conti Pecci-Blunt, che affidarono la riorganizzazione del giardino al noto architetto francese Jacques Greber. Egli restaurò gli splendidi giardini secenteschi voluti dagli Orsetti e creò nuove aree che - con boschi, ruscelli e perfino un lago scavato nella parte inferiore del parco - completarono l'insieme. Oggi alla secentesca villa padronale - in parte rimaneggiata da Elisa Baciocchi - si accede passando attraverso un lungo viale di lecci. Nei pressi della villa si ammirano la fontana semicircolare, il piccolo edificio dell'orologio e soprattutto il suggestivo teatro di verzura formato da monumentali quinte di bosso nelle quali sono state ricavate, con un sapiente lavoro di potatura, nicchie con statue settecentesche raffiguranti personaggi della commedia dell'arte. In quest'area del giardino si trova un'ampia vasca rettangolare delimitata da una elegante balaustra e da due muretti sormontati dalle statue che rappresentano i fiumi Serchio e Arno. Un'esedra di pietra grigia, al cui centro è collocata una statua raffigurante Leda e il cigno, fa da sfondo allo scenografico specchio d'acqua. Degli antichi possedimenti del vescovado rimangono il cinquecentesco edificio residenziale, oggi adibito a deposito agricolo, e la cosiddetta grotta di Pan, una suggestiva stanza circolare rivestita di spugne e di rocce, nascosta da una cortina di giochi d'acqua. Nei mesi di chiusura la villa apre alle visite nei giorni festivi.