Fu eretta forse da Pellegrino Tibaldi nella seconda metà del ’500 per la potente famiglia Gallio, poi ampliata e arricchita a più riprese. Appartenne ai conti Marliani, ai marchesi Calderara e al generale napoleonico Domenico Pino; poi, dal 1815, a Carolina di Brunswick, allora moglie separata del principe di Galles (il futuro Giorgio IV), che le diede il nome attuale - dal più ‘italiano’ tra i vari titoli spettanti a suo marito - e ne stabilì la fama internazionale. Trasformata in albergo di gran lusso nel 1873, tale è anche adesso, forte del fascino della sua storia e dell’arredo d’epoca, elitario ritrovo di politici, banchieri, industriali per convegni o in occasione dei celebri incontri annuali sull’economia. Alla sua bellezza contribuisce l’integro giardino all’italiana. Impostato su un maestoso viale di cipressi fiancheggiato da cascatelle a balzi successivi che porta al ninfeo terminale, è un perfetto esempio di grande giardino manierista magniloquente e severo, geometrico e pieno di sorprese.