Fino alla caduta della Repubblica, nel 1797, il palazzo è stato il cuore dello Stato veneziano, residenza dei dogi e sede degli organi di governo e delle magistrature collegiali, con aule di consiglio, tribunali, uffici, armerie, anche carceri. Rappresenta il capolavoro dell’architettura civile veneziana, quasi un paradigma per l’aerea levità della sua massa ‘svuotata’ da un portico e da un loggiato sovrapposti, sopra cui poggia una parete piena decorata di marmi bianchi, grigi e rosati, a formare un motivo geometrico a croce. La lunga vicenda costruttiva ha determinato la forma dell’attuale edificio: sostanzialmente gotico nei due corpi affacciati al Molo e alla Piazzetta (già palazzo di giustizia, ricostruito a partire dal 1424); rinascimentale nell’ala tra il cortile e il rio di Palazzo. Il primitivo castello, fondato nel IX secolo, divenne presto insufficiente a ospitare le magistrature di governo e, nel 1171-77, se ne avviò una radicale trasformazione. Agli inizi del ’300 si decise di ampliarlo e da allora i lavori, iniziati nel 1340, proseguirono pressoché ininterrotti fino al 1463. Molta parte nella storia del palazzo ebbero gli incendi, che nel 1483 e nel 1577 (quando fu distrutta la sala del Maggior Consiglio) costrinsero a ricostruire e ristrutturare parti del complesso, a opera prima di Antonio Rizzo e poi di Antonio Da Ponte, in sostanziale continuità con quel che prima esisteva. Proprio gli incendi spiegano la sontuosità tardorinascimentale degli interni, orgogliosa celebrazione del potere della Repubblica.<br>La visita agli interni comincia dalla porta del Frumento, sul lato prospiciente il Molo. A sinistra è l’accesso al Museo dell’Opera, allestito nella vecchia ‘fabbriceria’ o ‘procuratoria’ al pianterreno, in cui si conservano colonne e capitelli originali rimossi nel restauro ottocentesco. Di fronte si ammira lo splendido cortile.