Le saline trapanesi, le più antiche ma anche tra le ultime attive in Sicilia, hanno caratterizzato fortemente il paesaggio urbano del capoluogo e di tutta la fascia costiera fino a Marsala. Descritte già dal geografo arabo al-Idrisi nel XII secolo, conobbero grande floridezza in età aragonese e dal XVII secolo sino a qualche decennio fa: verso la fine dell'800 erano una quarantina e il loro prodotto veniva esportato fino in Nord Europa. Oggi questa attività si mantiene solo all'interno di una decina di saline, alcune delle quali conducono una "coltivazione" di tipo tradizionale che si conclude nei mesi estivi con la raccolta a mano. Dal 1995, le saline di Trapani e quelle limitrofe di Nubia costituiscono la Riserva Naturale Saline di Trapani e Paceco, che la Regione Siciliana ha affidato in gestione al Wwf Italia, che rappresenta una delle zone umide costiere più interessanti d'Europa, habitat ideale per uccelli stanziali e migratori. All'interno della riserva, presso il Mulino Maria Stella, è attivo un Centro visite del Wwf, al quale ci si può rivolgere per informazioni ed escursioni guidate lungo l'itinerario denominato "Via del sale". Percorrendo in automobile la provinciale 21 per Marsala, si può osservare il caratteristico paesaggio delle saline a sud della città, con le tipiche vasche rettangolari, utilizzate per l'evaporazione dell'acqua e la cristallizzazione del sale. Lasciando l'auto, è consigliabile avviarsi lungo i camminamenti fra le vasche, in cui candidi cumuli di sale si alternano a rare piante alofile. Dei tanti mulini a vento, tipici del paesaggio delle saline trapanesi, ne restano oggi circa sessanta tra quelli di tipo arabo (i più antichi), con sei pale in legno su cui si stendevano le vele, e quelli auto-orientabili di tipo americano (più moderni), con 26 pale in lamierino zincato. Accanto al Centro visite, nelle saline Maria Stella e Galia, si incontrano due mulini a vento ripristinati nelle loro strutture esterne (ma non funzionanti).