Rubiera conserva segni del passato di snodo commerciale nel complesso della Corte Ospitale, uno dei più importanti ospedali per pellegrini tra Secchia ed Enza, lungo la via Emilia, che oggi è diventato uno spazio espositivo e centro di produzione teatrale, nei cui chiostri in estate si tengono spettacoli. L’ospedale più antico, gestito dai Benedettini, esisteva forse già nel 1179, ma venne distrutto all’epoca del Duca Alfonso I d’Este. La nobile famiglia Sacrati, subentrata come patrocinatore dell’ospedale, ne curò la ricostruzione su un terreno di sua proprietà, vicino al fiume. Nel 1531 iniziarono i lavori del grande complesso rinascimentale e, nel 1535, fu chiamato Benvenuto Tisi detto il Garofalo ad affrescarne la chiesa di S. Maria. All’incrocio tra la strada e il fiume, l’ospizio fronteggiava il passaggio continuo di pellegrini e viandanti, offriva ospitalità, aveva un’infermeria ed elargiva elemosine. Tutto ciò ebbe termine nel 1765, quando il granduca di Modena, Francesco III, soppresse tutti gli ospedali del suo stato. Cominciò così la decadenza della “corte” di Rubiera, trasformata in tenuta agricola e passata di mano in mano, finché, in occasione del Giubileo del 2000, è stata restaurata dal Comune e restituita ai rubieresi come luogo di incontro e polo culturale.