Prende il nome dall’ingegnere milanese Angelo Omodeo, che ne progettò e seguì la realizzazione fra il 1918 e il 1924. A quell’epoca costituiva il più grande bacino artificiale d’Europa. Lungo oltre 20 km, largo fino a 3, capace di 748 milioni di m3 d’acqua ed esteso su 29 km2 , venne creato allo scopo di regolare le piene del tratto inferiore del Tirso, di costituire una grande riserva d’acqua per la piana di Oristano e Arborèa e di servire alla produzione di energia elettrica. Il lago fu ottenuto sbarrando il fiume con la diga di S. Chiara (1923), alta 70 m e lunga 260, oggi dismessa. Al suo posto, nel 2000 è entrata in esercizio la diga Eleonora d’Arborèa, ubicata più a valle in località Sa Cantonera. Data la vastità del bacino e la conformazione irregolare delle sue coste, più che inserirsi nel paesaggio l’Omodeo lo ha piacevolmente plasmato, come si può ammirare dal santuario di Santu Antine a Sèdilo. Le acque si prestano anche agli sport nautici. Sul fondale dell’invaso si trovavano il paesino di Zuri e la chiesa romanica di S. Pietro: questa smontata pezzo per pezzo, è stata ricomposta nelle stesse forme tra le case della nuova Zuri. Sul fondo del bacino sono rimasti invece una quindicina di nuraghi, tre tombe di giganti e una foresta pietrificata miocenica, devastata però da furti e azioni vandaliche: i resti dei suoi tronchi fossilizzati riappaiono quando le acque del lago sono in secca. Alcuni di essi sono stati trasportati nell’Orto botanico di Zuri e sul piazzale della chiesetta di S. Maria Maddalena a Soddì (m 253, ab. 132), minuscolo comune dove è possibile noleggiare canoe per escursioni sul lago e dove è pure in funzione un piccolo battello per turisti.