L’altopiano corrisponde all’entroterra della fascia costiera che va da Noli a Finale Pia. Di antichissima frequentazione e di alto valore paesaggistico, conserva tracce della viabilità preromana e romana, che consentiva di evitare gli scoscesi pendii di capo Noli e del Malpasso. La preziosa area unisce all’interessantissima flora e fauna le testimonianze lasciate dalla presenza umana nella preistoria. È in questo «ambiente naturale che in migliaia di secoli ha subito solo variazioni lentissime» (Italo Calvino), che si trova la maggiore caverna del Finale, l’arma delle Manie, un grosso antro dove si sono conservate fino a noi testimonianze di vita risalenti al Paleolitico medio. Un parco nel Finale, per maggior tutela di questo territorio, è per ora solo sulla carta. La zona, tuttavia, è Sito di importanza comunitaria (Finalese - Capo Noli). Tra le caratteristiche salienti: la presenza della “pietra del Finale”, un calcare bianco-rosato, ricco di fossili, in un’area dove si manifesta una grande varietà di fenomeni del carsismo, come doline, campi carreggiati e grotte. Il sito si estende sugli altipiani carsici che raggiungono un’altezza di circa 300 m, interrotti dalle falesie che affacciano sulle valli dei torrenti Ponci, Sciusa, Aquila e Pora. Oltre agli endemismi e alle specie botaniche tipiche degli ambienti calcarei, come la campanula a foglie eguali e il vilucchio di capo Noli, gli ambienti di falesia sono luogo di nidificazione di vari rapaci, tra cui il falco pellegrino e il gufo reale. Le grotte, invece, sono abitate da vari invertebrati, da colonie di pipistrelli e da anfibi e rettili molto rari, tra cui la lucertola ocellata, la più grande lucertola presente sul territorio europeo.