Sono tutt’altro che infrequenti le tracimazioni del principale corso d’acqua di Genova, racchiuso in un letto per buona parte dell’anno fin troppo ampio ma spesso insufficiente – anche per le croniche condizioni di degrado – a fronteggiare le furibonde piene che seguono le intense precipitazioni autunnali. Particolarmente violenta fu quella del 1993, fatale per il medievale ponte di S. Agata (delle 28 arcate originarie ne sono rimaste solo tre sulla sponda sinistra), in passato calcato da orticoltori, mugnai e pastori diretti in città con i prodotti della valle. Da qui deriva l’usanza, ancora comune presso i genovesi meno giovani, di chiamare bisagnini i venditori di frutta e verdura.<br>Un capolavoro d’ingegneria è il maestoso acquedotto medievale (rinnovato nei secoli XVI-XIX) sul fianco destro della valle, che sale da via Burlando, presso la stazione della ferrovia Genova-Casella, fino alla confluenza del Lentro nel Bisagno, in località La Presa. Alcuni tratti dello storico acquedotto sono percorribili a piedi o in bici.