Principale via di transito verso la regione padana, la valle ha sempre ricoperto questo ruolo, tanto propizio per la sua crescita economica quanto nocivo nei confronti del paesaggio, largamente compromesso dalle imponenti concentrazioni industriali, per lo più attive nel comparto metallurgico, sorte tra la fine dell’800 e il primo conflitto mondiale. Negli ultimi decenni del ’900 la crisi del settore ha ulteriormente degradato il paesaggio urbano della vallata, dove non mancano però emergenze monumentali di un certo rilievo. A cominciare dalla chiesa della Certosa, posta in fondo a via S. Bartolomeo della Certosa, traversa della trafficata via Canepari. Edificata nel 1297 dai Di Negro, subì numerosi interventi in epoca successiva: va riferito al primo ’500 il chiostro maggiore, di matrice toscana, con archi a tutto sesto sorretti da colonne in marmo.<br>Un occhio di riguardo per i cicli del castagno, della vite, dell’ulivo e della canapa, oltre che per gli aspetti della vita famigliare, dei mestieri tradizionali e della religiosità popolare nel Museo di storia e cultura contadina, al N. 47 di salita al Garbo: vi si arriva proseguendo lungo via Canepari fino a piazza Durazzo Pallavicini, centro del vecchio nucleo di Rivarolo. Sull’altra sponda del torrente, via al Boschetto sale da corso Perrone verso la trecentesca chiesa di S. Nicolò del Boschetto. Già annessa a un monastero benedettino, che nel 1507 ospitò il re di Francia Luigi XII, è stata rifatta in epoca barocca, mantenendo solo il campanile dell’edificio originario. All’interno, si segnalano alcune tombe Doria e Grimaldi dei secoli XV-XVII e un ciclo di affreschi della metà del ’500 nella cappella della Madonna.<br>Pontedecimo è l’ultimo lembo dell’area metropolitana, situato alla confluenza dei torrenti Verde e Riccò, rami sorgentizi del Polcévera. Del secolo XII la parrocchiale di S. Giacomo, ripetutamente trasformata.