Sono rari gli abitati che s'incontrano da Porto Cesàreo a Gallipoli: questo tratto di costa, abbandonato dalla popolazione già nell'alto medioevo per le frequenti scorrerie saracene, rimase infatti per lunghi secoli paludoso e inospitale. Solo a partire dal 1927, con la creazione del Consorzio della bonifica dell'Arneo, l'area venne risanata e resa nuovamente fertile. Ancora oggi, nonostante la recente valorizzazione turistica, s'incontrano solo piccoli insediamenti (Torre Squillace, Torre Sant'Isidoro) e l'area conserva punti di vivo interesse ambientale.<br>Tra questi la cosiddetta Palude del Capitano (inserita nel 2006 nel Parco naturale regionale di Porto Selvaggio), formata da pozzi carsici provocati dallo sprofondamento di piccoli anfratti o canali sotterranei, che si riempiono di acque cristalline. Attorno alla palude, punto di riferimento e di sosta per molti uccelli migratori, una fitta vegetazione di giunchi e arbusti, tra i quali i botanici hanno riconosciuto anche specie rarissime, come il Sarcopterium spinosum, una rarissima rosacea dai tenui fiori, tipica degli ambienti aridi e salmastri orientali, ritenuta estinta.