Allontanandosi un poco dalla costa, la strada s'inoltra nelle terre della bonifica dell'Alìmini, che dopo la seconda guerra mondiale portò alla trasformazione di tutta quest'area in una fertile zona agricola.<br>La gente del luogo ancora li chiama 'Lìmini', nome certo derivato dal termine Limne, usato dagli antichi greci per indicare questi specchi d'acqua vicini al mare. Particolare è il loro differente grado di salinità, che testimonia l'origine diversa di bacini a poca distanza tra loro, ma non 'gemelli' per formazione. Nel Quaternario il più settentrionale dei due - detto Alìmini Grande – si presentava infatti come un'ampia insenatura della costa, che lentamente la sedimentazione dei depositi marini portò a chiudersi. Ma la variazione del livello a seconda delle maree e la presenza di acque salmastre testimoniano che il collegamento con il mare ancora oggi non si è interrotto. Alìmini Piccolo, alimentato da numerose risorgive d'acqua dolce, doveva essere invece un'ampia depressione carsica, progressivamente scesa al livello della falda freatica. La presenza di acque con un basso grado di salinità è confermata dalla tipica vegetazione palustre che ricopre le sue sponde di fitti canneti.<br>Il bosco che un tempo si allungava per oltre 100 ettari lungo la sponda occidentale di Alìmini Grande ha sofferto per le trasformazioni fondiarie del dopoguerra e per la recente spinta turistica, che lo hanno notevolmente ridotto.<br>Nella parte più a nord di Alìmini Grande è la palude di Traugnano o Culacchio di Frassanito, uno dei pochi resti dell'area umida bonificata nel dopoguerra. Qui è ancora possibile trovare una rara liana arborea denominata Periploca graeca, residuo della vegetazione primordiale. Un'altra rarità vegetale che ancora cresce nei boschi vicino al mare è l'erica pugliese: la si può trovare nella macchia di Frassanito, tra arbusti di caprifoglio, ginepro e lentisco.