Villa Barbarigo, situata nel dolce paesaggio del versante orientale dei Colli Euganei, è un raffinato edificio barocco ai cui piedi si stende lo splendido giardino all'italiana. La realizzazione del parco fu voluta da Antonio Barbarigo, gran procuratore della Repubblica di Venezia che, intorno alla metà del Seicento, vi stabilì la sua residenza di campagna. Egli si ispirò ai grandi giardini d'acque romani e il progetto definitivo fu probabilmente steso da Luigi Bernini, fratello di Gian Lorenzo. La proprietà fu mantenuta dai Barbarigo per tutto il Settecento. I conti Martinengo, nuovi proprietari, iniziarono a trasformare il parco barocco in un giardino all'inglese ma, fortunatamente, l'opera non venne completata. In questo periodo furono piantati esemplari all'epoca insoliti, come la Magnolia grandiflora, il cedro del Libano dai lunghi rami, il pino nordeuropeo e la sequoia californiana. Dopo vari passaggi di proprietà, dal 1929 il giardino e la villa appartengono ai conti Pizzoni Ardemani, che hanno restaurato il parco e lo mantengono con grande cura: il conte Fabio, negli ultimi decenni, si è impegnato in una magistrale e colta opera di recupero del disegno storico. Oggi nel giardino si trovano 800 alberi di 126 specie diverse e 60.000 metri quadrati di bosso sapientemente potati. I viali sono ornati da 70 statue, alcune a soggetto mitologico, altre che esaltano la terra e i suoi frutti, come quelle di Flora, della Fecondità, dell'Abbondanza. Il gran viale davanti alla villa sembra voler arginare, con spalliere di bosso alte sei metri, la zona retrostante ricca di altofusti, e interseca la prospettiva di fontane e specchi d'acqua che digradano fino al portale di Diana, imponente entrata del parco. Da questo portale, ornato da angioletti che reggono gli stemmi dei Barbarigo, da una statua di Apollo e una di Diana, si gode una vista completa del giardino scandito da viali perpendicolari che lo rendono geometricamente perfetto. Oltre il grande viale, sulla destra, si trova il labirinto di bosso che, con il suo percorso di 1 km e mezzo, è il più esteso fra i labirinti d'epoca oggi esistenti. Si giunge poi al viale delle peschiere con le quattro vasche ornate da nicchie e grotte. Procedendo lungo il viale che porta alla villa, e che in primavera è ornato da conche di limoni centenari, a occidente si trova il Leporarium, l'isola dei conigli, con al centro una voliera. Dalla parte opposta si ammira la statua del Tempo, rappresentato da un vecchio che regge in mano un cubo sfaccettato, simbolo della caducità e difficoltà della vita. La sua figura è incorniciata da severi Pinus wallichiana e Picea abies.