La seconda isola dell’Arcipelago Toscano, a 14 chilometri dall’Argentario, ha una superficie di circa 21 chilometri quadrati, completamente montuosa, con coste frastagliate e impervie, ricche di cale e di insenature suggestive. Fu abitata in epoca preistorica, e frequentata da etruschi e romani (a cala Saracena, vicino a Giglio Porto, si trovano i resti immersi nell’acqua di una villa romana), nel medioevo fu dominata da Pisa e nel corso ‘400 entrò nell’orbita fiorentina mentre rimaneva costante la minaccia degli attacchi barbareschi: nel 1544 vennero deportati come schiavi 700 isolani e il ripopolamento fu effettuato con contadini senesi. La doppia natura dell’isola – marinara da un lato e agricola dall’altro – è testimoniata dalla tradizionale rivalità fra Giglio Porto e Giglio Castello. Da Giglio Porto, piccolo centro turistico e commerciale, si sale a Giglio Castello, a 405 metri sul livello del mare, con una cinta muraria pisana interrotta da torri cilindriche e rettangolari. All’interno si trovano la rocca e la parrocchiale, entrambe di origine trecentesca, in mezzo a un compatto tessuto di vicoli, di piccole case con scala esterna, di logge e di archi. Da Giglio Castello partono poi due strade: una verso la punta di Capel Rosso, l’altra per Giglio Campese, luogo balneare e terzo abitato dell’isola, con una torre seicentesca e uno splendido arenile. L’isola è percorsa da una fitta rete di sentieri e la circumnavigazione in barca dell’isola è tra i must. Questo è anche il regno degli amanti del buon vino: la piccola isola vanta infatti una produzione di vino Passito che si accompagna al panificato, un pane a base di fichi e noci. Questa è terra anche di Doc Ansonica Costa dell’Argentario (prodotta da vitigno a bacca bianca di origine spagnola) insieme a Capalbio e Manciano, nell’entroterra.