Fondata dopo il violento terremoto del Val di Noto per ospitare i superstiti del borgo contadino di Occhiolà, Grammichele venne progettata, ispirandosi alla trattatistica rinascimentale, dal principe Carlo Maria Carata Branciforte in collaborazione con l'architetto Michele da Ferla. La struttura della città è organizzata secondo un sistema di esagoni concentrici generati dalla grande piazza baricentrica (nel Palazzo comunale è conservata la planimetria originale di Magnus Michael incisa su una lastra di ardesia). Contrariamente a ciò che avvenne in altri centri sorti dopo il terremoto del 1693, qui non emergono grandi architetture civili e religiose nel compatto e indifferenziato tessuto urbano. Nella centrale piazza esagonale, le uniche emergenze che ne alterano l'omogeneità spaziale sono: il Palazzo comunale, progettato dall'architetto Carlo Sada nel 1896, sede del nuovo Museo civico; la chiesa Madre (S. Michele), edificata tra il 1723 e il 1765. Per via Roma si raggiunge piazza Alessandro Manzoni, una delle sei piazze quadrate perimetrali, da cui si può continuare in senso orario, percorrendo via Settima, oggi via Cavour, che attraversa tutte le piazze dei borghi periferici. A nord dell'abitato, in contrada Occhiolà, l'omonimo Parco archeologico comprende i resti di un insediamento abitato da popolazioni autoctone ellenizzate dai calcidiesi nell'VIII sec. a.C.