Che cosa potrebbe chiedere di meglio un pittore paesaggista? Un’abbazia svettante sul colle, una campagna di antica bellezza, disegnata in vallette, contrade e vigne. Questa, la visione che d’un tratto si presenta alle soglie della valle del Samoggia. Varcate le mura del nucleo antico, si sale lungo una strada lastricata tra case in pietra e orti fino alla chiesa di S. Maria, fondata da Matilde di Canossa nell’XI secolo. All’interno, un antico crocifisso ligneo. Suggestiva, la cripta a quattro campate con parti di un edificio sacro ancora più antico. Dagli spalti del borgo lo sguardo abbraccia il territorio dell’odierno parco regionale: 900 ettari di coltivi e boschi, punteggiati da contrade e fattorie. Il pregio dell’ambiente sta proprio nella conservazione di uno scenario rurale di antica bellezza, disegnato dalle strade poderali e da piccoli corsi d’acqua, da siepi e vigneti, valli minori e crinali. Elemento caratteristico del paesaggio sono i calanchi, aree di erosione che mettono a nudo la natura argillosa del suolo e ospitano una flora che ha nella ginestra la fioritura più appariscente. L’ideale è muoversi a piedi, lungo i sentieri tabellati, o in bicicletta, sulle strade bianche.