Centro dell'alta valle del Tronto, a 777 metri di quota, è documentata come «statio» sulla romana Via Salaria, che collegava Roma al mare Adriatico con la funzione commerciale che si intuisce dal nome. A tale ruolo stradale si riferisce anche il toponimo Arquata, che deriva dal latino «arx», riferendosi alla rocca duecentesca che dal colle tuttora sorveglia la valle. Il comune è oggi di confine con altre tre regioni - Umbria, Lazio e Abruzzo - ed è compreso in due parchi nazionali: a nord in quello dei Sibillini, a sud in quello del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Nell'abitato sono monumenti di spicco la Torre civica, che sovrasta la piazza, e la parrocchiale dell'Annunziata, custode di un Crocifisso ligneo policromo di scuola spoletina del XIII secolo, considerato la più antica statua sacra delle Marche. La realtà odierna del comune, per quanto fedele alla tradizione agropastorale della valle, ha nuove prospettive nel turismo: tra le tante escursioni, quella che sale alla Forca Canapine, passo che segna il confine tra le Marche e l'Umbria, sul tracciato del sentiero europeo E1, mentre con la neve si propone come stazione sciistica con piste da discesa e un anello per il fondo.