Si estende dal III al IX miglio ed è un continuo susseguirsi di sepolcri, dei quali restano però solo i nuclei murari, vegliati da pini e cipressi. Al N. 222 si trova l'ingresso all'area archeologica di Capo Bove, con i resti di un ampio impianto termale e un antico edificio sorto su un'imponente cisterna romana. In questa splendida cornice è stato aperto l'archivio dedicato al precursore dell'istituzione del Parco dell'Appia Antica, Antonio Cederna, in cui sono conservati documenti, immagini e filmati dell'Istituto Luce dedicati alla battaglia per la salvaguardia della consolare. Meritano una segnalazione la tomba di Marco Servilio, il così detto sepolcro di Seneca, la tomba di S. Urbano (N. 286; età antoniana) e il ricostruito sepolcro dei Rabirii (I secolo). Là dove il percorso consolare scarta leggermente a sinistra per poi riprendere il proprio orientamento si collocherebbe un luogo sacro, rispettato dalla strada stessa, a indicare forse il confine tra le terre di Roma e quelle di Alba Longa (Castel Gandolfo). Nel piccolo rilievo riconoscibile a destra si indica per tradizione la tomba dei Curiazi, che qui si sarebbero scontrati con gli Orazi; i resti rinvenuti nei sepolcri risalgono però all'epoca tardo-repubblicana. Allo stesso periodo datano, oltre un mausoleo a piramide, due sepolcri a tumulo detti tradizionalmente degli Orazi.