La più nota e amata delle "statue parlanti", sistemata nel 1501 sul retro di palazzo Braschi, è quanto rimane di un gruppo ellenistico del III secolo a.C. (Menelao che sorregge Patroclo). Il soprannome "Pasquino" deriva dal nome di un sarto del '400 noto per l'arguzia delle sue battute e per il sarcasmo con cui commentava le vicende di Roma, i soprusi dei potenti e i vizi dei prelati, senza risparmiare neppure il Santo Padre, ed è legato all'usanza dei poeti di appendere i loro versi a statue (tra cui Pasquino, che il cardinale Oliviero Carafa fece posizionare alle spalle del palazzo Braschi, di sua proprietà), su muri e su pilastri in forma rigorosamente anonima, donando loro "l'uso della parola".