Da via Aspromonte si imbocca il panoramico viale Ciusa, sulla destra del quale si incontra, in posizione leggermente elevata, la chiesetta della Solitudine: edificata nei primi anni ’50 del Novecento su disegno di Giovanni Ciusa Romagna, sorge sul sito di una chiesa seicentesca cara a Grazia Deledda, che dal 1959 vi è tumulata. Da qui una strada panoramica (di 7 km) risale il monte Ortobene, di cui la stessa Deledda scrisse: «No, non è vero che l’Ortobene possa paragonarsi ad altre montagne; l’Ortobene è uno solo in tutto il mondo: è il nostro cuore, è l’anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e duro e aspro e doloroso in noi». Vi si trovano, in un paesaggio di enormi massi granitici e di zone a fitta macchia spontanea frequentemente alternate a conifere, la chiesetta di Nostra Signora di Montenero, del 1608, e la statua bronzea del Redentore, opera di Vincenzo Jerace, inaugurata nel 1901. In ricordo dell’evento, da quell’anno, l’ultima domenica di agosto si celebra sull’Ortobene la Sagra del Redentore, occasione per una delle più importanti manifestazioni folcloristiche della Sardegna, con il concorso di gruppi nei costumi tradizionali, musiche e danze. I riti religiosi concludono il pellegrinaggio che si svolge all’alba dalla Cattedrale alla vetta del monte. Vastissimo il panorama che si domina dal roccione sormontato dalla statua.