L’animato spazio pubblico si sviluppa all’esterno della cinta muraria medievale, di cui resta la massiccia torre di Mariano II, eretta nel 1290 come testimonia la copia di una lastra marmorea con iscrizione latina (l’originale è conservato nell’Antiquarium Arborense). A pianta a U, con il lato aperto rivolto verso l’interno della città, la torre costruita in blocchi di arenaria costituiva l’ingresso principale della città, attraverso l’ogivale porta Manna, inquadrata entro un fornice a tutto sesto. Alla sommità si eleva una torretta merlata aggiunta nel XV secolo e munita di campana del 1430. La torre viene detta anche di S. Cristoforo perché contiene un retablo del santo, protettore dei viandanti, inserito forse sin dal XV secolo. L’incasso per accogliere il piccolo dipinto, rimesso in luce nei recenti accurati restauri, è visibile alla destra di chi entra attraverso la porta gotica. Nel periodo giudicale Oristano, sotto il regno di Mariano II (1241-91), era circondata da una cinta muraria alta tra i cinque e i sei metri, provvista di torri e porte. Dalla torre di S. Cristoforo la cortina fortificata correva lungo l’attuale via Mazzini per giungere alla torre di Portixedda; da qui il tracciato seguiva via Solferino, piegando fino all’antica porta Mari, che sorgeva sull’attuale piazza Mannu. Quindi, abbracciava il Duomo e la sede episcopale e si ricongiungeva con la torre di S. Cristoforo. Oltre alle due torri, resti delle fortificazioni sono visibili lungo via Mazzini e Solferino, nel cortile del Seminario e lungo via Cagliari, di fronte a una stazione di servizio.