Arteria centrale della città, risale fino al grande monumento a Domenico Rossetti, uno dei più illustri ‘figli’ di Trieste, e ai Giardini pubblici, un angolo tranquillo in cui fare una sosta e osservare i triestini: da quelli in carne e ossa a quelli fermati nella pietra delle statue e dei busti commemorativi. Non manca nessuno: da James Joyce a Virgilio Giotti, da Giani Stuparich a Scipio Slataper, da Silvio Benco a Umberto Saba, fino a Italo Svevo, a cui la sorte ha assegnato d’essere, più di una volta, privato della testa.<br>Circa a metà di via Battisti resiste ancora il caffè San Marco, tra tutti i caffè storici di Trieste quello che forse ha conservato sia il tono sia il genere di clientela dei tempi migliori.