Il campo del Ghetto Nuovo introduce a uno spazio anche emotivamente intenso, nell’esperienza di visita a Venezia, perché è qui – nella piccola insula circondata da un anello d’acqua al cui centro sta il campo – che venne stabilita nel 1516 la prima area di residenza coatta degli ebrei. Nel Ghetto – parola passata da Venezia a tutta Europa – la reclusione durò fino al 1797: dal 1541 si allargò al cosiddetto Ghetto Vecchio, l’area che si allunga a sud-ovest fino al canale di Cannaregio, e dal 1633 ebbe la modesta appendice orientale del Ghetto Nuovissimo. Su tre lati del campo, alberato e silenzioso, emergono edifici di altezza del tutto inusuale in città: uno sviluppo verticale che suppliva alla ristrettezza degli spazi disponibili; all’interno, questa esigenza determinava il ribassamento dei soffitti e la suddivisione delle abitazioni in locali spesso assai piccoli. Il quarto lato è definito dall’edificio ottocentesco della Casa di riposo ebraica, oggi in parte ristrutturata come residenza kosher; accanto è il monumento in forma di pannelli bronzei che ricorda la Shoà. Attorno, i piccoli portici su colonne ospitavano le botteghe e i banchi di pegno: del Banco rosso, al N. 2911, resta l’insegna. Al N. 29092B c'è l’ingresso del Museo ebraico.